Come i Vangeli narrano l’evento: il caso del battesimo in Luca 

The Baptism of Christ

di Stefano Tarocchi · Quando un lettore attento dei Vangeli si pone davanti ad un testo non trova semplicemente ciò che lo scrittore sacro ha scritto, ma tutto quello che è alla base della sua narrazione. Un lettore attento è colui che non si contenta di ciò che ascolta in un’omelia magari preparata in fretta, ma cerca di capire meglio come quel testimone che è l’autore sacro lo coinvolge nella sua narrazione. È in questo modo che il racconto diventa testimonianza di colui che è l’oggetto reale del Vangelo: Gesù Cristo. 

Abbiamo visto recentemente come l’evangelista Luca ricostruisca nella sua narrazione gli eventi che portano all’insegnamento del Padre nostro. Oggi vogliamo brevemente descrivere come lo stesso autore abbia ricreato davanti ai suoi lettori la narrazione del battesimo di Gesù, e anche delle parole del Battista.  

Qualcosa di altrettanto originale accade anche nel Vangelo secondo Giovanni, che introduce la predicazione del Battista subito dopo il celebre prologo (Gv 1,1-18). Ma di questo parleremo una prossima volta. 

Veniamo al testo del Vangelo.  

Il racconto di Luca comincia con una premessa, dove i nomi di personaggi storici importanti, a cominciare dall’imperartore fino ai sommi sacerdoti del tempo, e a tutto il sottobosco del potere, conducono a Giovanni e alla parola divina che gli ha aperto la missione di precursore. Si va dal potere umano, sempre in procinto di crollare nonostante la sua apparente forza, fino all’uomo Giovanni Battista, per sé un nulla di fronte al potere. Ma la storia da raccontare comincia da qui. 

E qui il Vangelo inserisce la predicazione di Giovanni rivolta alle folle che vanno da lui per ricevere il battesimo.  

Giovanni non parla con un linguaggio morbido e persuasivo, per assecondare quanti vuole trascinare dalla sua parte, come fanno i potenti di oggi per guadagnare consensi.  

È a questo punto che l’evangelista prende per mano il lettore per introdurre il battesimo di Gesù, ma sottolineando la sorte che attende il Battista il precursore: «con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.  Ma il tetrarca Erode, rimproverato da lui a causa di Erodìade, moglie di suo fratello, e per tutte le malvagità che aveva commesso, aggiunse alle altre anche questa: fece rinchiudere Giovanni in prigione (Lc 3,18-20). 

L’esperienza umana del Battista si conclude in quella prigione che sfocia nella sua decapitazione, quasi a dire che chi ha operato per introdurre Cristo deve scomparire a suo vantaggio.  

Solo adesso il terzo Evangelista descrive il battesimo di Gesù: «mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba» (Lc 3,21-22). 

Non c’è una ragione plausibile per accennare alla morte del Battista esattamente prima che avvenga il battesimo di Gesù. Anche nel Vangelo secondo Marco troviamo un cenno fugace, e tuttavia estremamente significativo, alla morte del Battista nel momento in cui inizia la missione pubblica del Cristo: «dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio» (Mc 1,14). L’autore anche quest’ultimo Vangelo sembra dirci che non c’è altra storia per i testimoni del Cristo, se non anticiparne la stessa sorte. 

Ma perché Luca sembra separare la predicazione del Battista dal battesimo di Gesù, che infatti viene rammentato quasi fra parentesi, e di fatto tacendo che è il Battista a compiere il gesto in cui Gesù condivide il «battesimo di conversione per la remissione dei peccati» (Mc 1,4)? 

Intanto, secondo il suo stile narrativo, l’evangelista porta il lettore dentro il personaggio raccontato, ma possiamo anche aggiungere che all’epoca nella quale nasce questo Vangelo si avvertiva come “scomodo” il fatto che Gesù avesse voluto condividere la sorte degli uomini fino in fondo.  

Luca desidera perciò mettere in luce la coerenza del Battista con la sua missione: non è necessario dire che è lui a battezzare Gesù – cosa che nessuno dimentica – ma è importante dire che quelle parole scomode che Giovanni rivolge a chi lo ascolta, egli le ha vissute fino in fondo.  

Una coerenza rara quanto preziosa anche per l’oggi della comunità umana e cristiana.