Mettiamo da parte le bandiere per stringere un’alleanza per l’educazione delle nuove generazioni

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di Stefano Liccioli · L’avvicinarsi delle elezioni politiche è accompagnato dalle immancabili promesse elettorali che, in maniera trasversale, vengono riversate sui cittadini italiani. Anche la scuola, com’era facilmente prevedibile, è diventata oggetto di proposte di riforma e di miglioramento, come se certe questioni o problematiche, me lo si lasci scrivere, non fossero note da anni, per non dire da decenni.

Così, per la serie “chi più ne ha più ne metta”, ascoltiamo i diversi leaders politici promettere libri di testo gratuiti, borse di studio, allungamento dell’obbligo scolastico dall’asilo e fino ai 18 anni. Sull’aumento degli stipendi degli insegnanti sembra che ci sia un accordo bipartisan.

Non voglio essere scettico, ma in tutta sincerità mi sembra che le varie posizioni rientrino in quella propaganda elettorale che ha poco a che fare con un’autentica volontà di migliorare realmente la situazione della scuola italiana che invece avrebbe davvero bisogno di un’attenzione particolare da parte della politica.

Penso alla necessità di ambienti scolastici moderni e sicuri, ad un sistema di reclutamento degli insegnanti che porti in cattedra docenti adeguatamente formati e veramente motivati a svolgere questa professione. Penso, inoltre, ad una scuola che sia inclusiva non perché promuove tutti, ma perché dà a tutti la possibilità di essere frequentata e di ricevere quello di cui si ha bisogno: le ore per l’insegnamento di sostegno oppure quelle per potenziare le proprie competenze disciplinari o in generale tutte le opportunità per una crescita umana integrale.

Immagino, infine, una scuola che smetta di essere una fabbrica di progetti per cominciare a prendere in considerazione i reali bisogni educativi dei propri studenti e delle proprie studentesse.

Tranne per poche voci, grande assente nel dibattito pre-elettorale il tema della parità scolastica che vede l’Italia fanalino di coda in Europa. In un Paese come il nostro dove s’invoca libertà per ogni aspetto della vita, pare non ci possa essere spazio per la libertà d’educazione, con buona pace dell’articolo 30 della Costituzione italiana e del “diritto e dovere dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio”. Infatti, ancora oggi, per far frequentare ai propri figli la scuola pubblica non statale le famiglie italiane devono sostenere un costo economico elevato rendendo, nei fatti, la libertà di scelta un lusso che non tutti possono permettersi, pur volendolo.

Per provare a migliorare nel nostro Paese il mondo dell’istruzione, di ogni ordine e grado, occorre che si smetta di guardare al mondo della scuola come ad un mero un bacino di voti per interessarsi davvero dell’educazione delle nuove generazioni che dovrebbe essere l’unico motivo per cui la scuola esiste. E’ fondamentale, a mio avviso, rendersi conto che se ci sta a cuore l’educazione delle nuove generazioni è necessaria una riforma condivisa della scuola che sappia rinunciare agli interessi di parte e che, una volta approvata, non venga messa in discussione dopo un cambio di maggioranza. Un rinnovamento per essere un reale miglioramento deve anche avere una certa continuità nel tempo, non può essere smontato pezzo per pezzo.

Il fatto che l’educazione delle nuove generazioni dipenda da un accordo tra vari soggetti l’ha detto Papa Francesco nel lanciare il “Patto educativo globale” (12 settembre 2019):«In un villaggio come questo è più facile trovare la convergenza globale per un’educazione che sappia farsi portatrice di un’alleanza tra tutte le componenti della persona. […] Vi invito a promuovere insieme e attivare, attraverso un comune patto educativo, quelle dinamiche che danno un senso alla storia e la trasformano in modo positivo». E nell’ottobre del 2020 nel rilanciare il Patto il Santo Padre ha affermato:«Educare è sempre un atto di speranza che invita alla co-partecipazione e alla trasformazione della logica sterile e paralizzante dell’indifferenza in un’altra logica diversa. […] E’ tempo di sottoscrivere un patto educativo globale per e con le giovani generazioni, che impegni le famiglie, le comunità, le scuole e le università, le istituzioni, le religioni, i governanti, l’umanità intera, nel formare persone mature».

Ma non è solo il Papa ad invocare un nuovo patto globale per l’educazione. Nel mese di novembre 2021 l’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura), al termine di una consultazione mondiale, ha pubblicato un documento intitolato “Reimagining our futures together: a new social contract for education (“Re-immaginare il nostro futuro insieme: un nuovo contratto sociale per l’educazione”). In un passaggio di questo testo si afferma proprio:«Oggi, tuttavia, mentre affrontiamo gravi rischi per il futuro dell’umanità e per lo stesso pianeta vivente, dobbiamo reinventare urgentemente l’educazione per aiutarci ad affrontare le sfide comuni. Questo atto di “reimmaginare” significa lavorare insieme per creare futuri condivisi e interdipendenti. Il nuovo contratto sociale per l’educazione deve unirci attorno agli sforzi collettivi e fornire la conoscenza e l’innovazione necessarie per plasmare un futuro sostenibile e pacifico per tutti ancorati alla giustizia sociale, economica e ambientale».

I nostri politici possono darci l’esempio, ammainando le bandiere di parte in nome di un accordo per l’educazione. Anche questa volta concludo parafrasando Alcide De Gasperi. Il tema della scuola può essere il banco di prova per i nostri leaders per dimostrare se vogliono essere statisti e guardare al bene delle prossime generazioni oppure limitarsi a guardare alla prossime elezioni.

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Stefano Liccioli

Tutte le storie di: Stefano Liccioli