di Stefano Liccioli · Nei giorni scorsi ho avuto modo di vedere e di parlare, in una sala della comunità dell’arcidiocesi di Firenze, dell’ultimo film del regista Gianfranco Rosi, “In Viaggio”, che racconta il pontificato di papa Francesco attraverso i suoi viaggi apostolici. Il lungometraggio (anche se sarebbe più preciso parlare di documentario) è stato presentato fuori Concorso alla 79a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia ed è uscito nei cinema italiani il 4 ottobre scorso. Rosi non è nuovo a realizzazioni cinematografiche del genere, se pensiamo, ad esempio, a “Fuocammare” (2016) con cui raccontò il dramma dei migranti che arrivavano a Lampedusa e vinse l’Orso d’oro a Berlino oppure il più recente “Notturno” (2020), una toccante fotografia di tutte quelle persone che abitano le terre di Iraq, Kurdistan, Siria e Libano, da troppo tempo flagellate dalla guerra.
Per quest’ultima sua opera Rosi si è confrontato con le riprese dei trentasette viaggi apostolici del Santo Padre, in cinquantanove Paesi: ottocento ore di materiale messo a disposizione dal Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede di cui ne sono stati selezionate duecento per arrivare agli ottanta minuti del film.
In un’intervista rilasciata a “Radio Vaticana/Vatican News” il regista ha affermato:«Mi ha affascinato l’idea di questo Papa in movimento, tra Lampedusa e l’Iraq, quasi in un “pellegrinaggio al contrario”. Un Pontefice che non sta fermo a Roma, ma diventa lui stesso pellegrino e ci porta negli angoli del mondo afflitti dai drammi dei nostri tempi. Mi interessava soprattutto mostrare il suo percorso fuori dal Vaticano, quasi che attraverso lo sguardo del Papa e i temi che affronta nei suoi discorsi, fosse possibile tracciare una mappa della condizione umana. D’altronde ogni film per me è una sfida e qui si trattava di trasformare del materiale di reportage in un linguaggio più vicino al cinema. Trarre da centinaia e centinaia di ore di materiale di repertorio il ritratto di un uomo. Volevo dimostrare che era possibile fare un film sul Papa evitando un approccio ideologico e teologico, ma restituendo un racconto universale».
Come ho avuto modo di dire durante la suddetta proiezione, il film sembra essere una sorta di via crucis che si snoda tra varie tappe (quelle toccate dalle missioni apostoliche, appunto) in cui vengono messi in luce i temi cari al Santo Padre: la situazione dei migranti, la fame nel mondo, la guerra, il dialogo ecumenico ed interreligioso, il rispetto per il Creato. Sempre a “Radio Vaticana/Vatican News” Rosi ha dichiarato:«Credo che il film voglia essere una riflessione su questo mondo zoppicante e sulla condizione umana. […] Ma il mio film non suggerisce risposte, vuole essere piuttosto un tributo a coloro che cercano di cambiare qualcosa. Non è un caso che si apra con una domanda. Ho inserito, proprio all’inizio, le immagini del radar, tratte dal mio film “Fuocoammare”, e le urla terribili dei migranti che chiedono soccorso perché stanno affogando, e dall’altra parte del telefono una voce della Guardia Costiera che ripete la domanda “What’s your position? What’s your position?”. Per me quella domanda diventa una metafora di quello che ognuno di noi dovrebbe chiedersi: qual è la nostra posizione nei confronti del mondo, nei confronti di quello che accade. Perché per me, alla fine, è il singolo che deve prendere posizione nei confronti del possibile cambiamento. Il film non ha un messaggio, ma vuole sollecitare lo spettatore in questo senso». Secondo me un limite della lettura di Rosi sta nell’aver restituito il protagonista del documentario (il Papa) in una dimensione troppo orizzontale: tranne qualche breve richiamo, non emerge in maniera chiara come gli interventi del Santo Padre sui temi sociali dipendano dalla fedeltà al Vangelo ed a Dio, Padre di tutti.
Dal punto di vista stilistico il film è essenzialmente un’opera di montaggio, anche se alcune scelte di regia sono interessanti, a mio avviso, come quella di sottolineare i silenzi di Bergoglio oppure le riprese alle sue spalle sulla Papamobile che fanno sentire anche lo spettatore… “in viaggio”.