Ripartire dai giovani e con i giovani. Il messaggio di Papa Francesco per la XXXVI GMG

Il titolo della Giornata Mondiale della Gioventù 2021 fa riferimento al versetto degli Atti degli Apostoli:«Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto!» (cfr. At 26,16), tratto dalla testimonianza di Paolo di fronte al re Agrippa, mentre si trova detenuto in prigione. Si potrebbe dire che il Papa nel messaggio per questa ricorrenza usi la figura di San Paolo per una catechesi ai giovani, breve, ma densa di significato.

Il Santo Padre ricorda innanzitutto come la fede in Gesù non sia frutto di un ragionamento, ma di un incontro personale con Lui perché solo un incontro di questo tipo è in grado di cambiare la vita: «Non basta aver sentito parlare di Cristo da altri, è necessario parlare con Lui personalmente. Questo, in fondo, è pregare. È un parlare direttamente a Gesù, anche se magari abbiamo il cuore ancora in disordine, la mente piena di dubbi o addirittura di disprezzo verso Cristo e i cristiani».

Interessante poi il passaggio del messaggio in cui il Papa ricorda che Saulo in qualche modo – senza saperlo – aveva incontrato Cristo, incontrandolo nei cristiani che perseguitava:«Quante volte abbiamo sentito dire: “Gesù sì, la Chiesa no”, come se l’uno potesse essere alternativo all’altra. Non si può conoscere Gesù se non si conosce la Chiesa. Non si può conoscere Gesù se non attraverso i fratelli e le sorelle della sua comunità. Non ci si può dire pienamente cristiani se non si vive la dimensione ecclesiale della fede».

Infine ho trovato particolarmente significativa la conclusione del messaggio, una sorta di litania rivolta a ragazzi e ragazze scandita dalle parole “Alzati e testimonia!”. “Alzati” perché troppo spesso essi sono ripiegati su stessi, non hanno speranza che le cose, anche sbagliate, della propria vita possano migliorare:«Ci si può convertire e rinnovare nella vita ordinaria, facendo le cose che siamo soliti fare, ma con il cuore trasformato e motivazioni differenti».

Testimonia” perché occorre vincere nelle nuove generazioni la tentazione del disimpegno, la fuga dalle responsabilità nella consapevolezza che Dio non chiede di compiere miracoli, ma di condividere quello che siamo, quello che abbiamo.