Parlare di scuola guardando la Luna e non il dito.
Un altro tema che mi sta particolarmente a cuore è quello del reclutamento dei docenti e della loro formazione. È troppo tempo ormai che si assumono insegnati con concorsi straordinari, sanatorie mascherate da “concorsi non selettivi” (un ossimoro più che un vero progetto di reclutamento): in un settore così strategico come la scelta del personale docente non si può essere guidati dall’emergenza. Occorre programmare una politica di assunzioni con largo respiro e prevedere una seria formazione alla professione d’insegnante che non deve essere mai considerata una scelta di ripiego. Attualmente si conosce il percorso per diventare ingegnere, medico, avvocato, architetto, ma non quello per diventare professori di scuola secondaria di primo e secondo grado.
Per quel che concerne la scuola secondaria di secondo grado, i risultati del 2021 (confrontati con quelli del 2019) sono più bassi in Italiano e in Matematica, minime le variazioni in Inglese (sia lettura sia ascolto). Non raggiunge livelli soddisfacenti il 44% degli studenti per Italiano (9 punti percentuali in più rispetto al 2019), il 51% per Matematica (9 punti percentuali in più rispetto al 2019), il 51% per Inglese-lettura (3 punti percentuali in più rispetto al 2019), il 63% per Inglese-ascolto (2 punti percentuali in più rispetto al 2019). Il calo è significativo per Italiano e Matematica, più limitato, con oscillazioni poco più che fisiologiche, per Inglese. Qualche osservatore si è subito affrettato a dare la colpa di questi risultati alla didattica a distanza (DAD) che ha contraddistinto il 2020 ed il 2021. Personalmente sono d’accordo con Roberto Ricci, responsabile dell’ Area Prove Invalsi, che a proposito di questi risultati ha così precisato in un’intervista rilasciata all’Osservatorio economico e sociale “Riparte l’Italia”:«È del tutto inappropriato attribuire i risultati presentati alla DaD, non è corretto e non ci permette di capire bene cosa si può fare, anzi, cos’è necessario fare». Ha poi aggiunto:«Sono troppo alte le quote di allievi che al termine delle scuole medie e delle superiori non raggiungono nemmeno lontanamente i traguardi attesi».
In conclusione mi sento di poter dire che la scuola ha bisogno di un patto trasversale tra le forze politiche che non è più rinviabile e che porti ad una riforma condivisa dei vari gradi d’istruzione, che duri nel tempo e che metta realmente al centro i bisogni educativi degli alunni, senza preoccuparsi delle prossime elezioni, ma interessandosi piuttosto delle prossime generazioni.