di Francesco Romano • Il 29 giugno 2020, nella significativa ricorrenza della solennità dei SS. Pietro e Paolo, è stata pubblicata con l’approvazione di Papa Francesco l’Istruzione “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa”, licenziata dalla Congregazione per il Clero il 20 luglio 2020.
Il documento ha avuto grande risonanza sulla stampa e sui media in genere che non poche volte hanno contribuito a dare risalto a informazioni non proprio corrette, alimentando clamore e suscitando interesse nell’opinione pubblica con titoli ad effetto come per esempio “Svolta del Papa: stop ai tariffari per le Messe. Anche i laici potranno celebrare le funzioni”.
L’Istruzione non è e non potrebbe esserlo, un testo di rango normativo, non introduce nessuna nuova norma, ma si limita a spiegare il senso e l’applicazione di quelle già esistenti.
La fonte di questo documento della Congregazione per il Clero è da ricercarsi in due documenti: l’Istruzione del 1997 “Ecclesiae de mysterio su alcune questioni circa la collaborazione dei fedeli laici al ministero dei sacerdoti”, e l’Istruzione del 2002 “Il presbitero pastore e guida della comunità”. Pubblicazioni molto importanti, come richiamo “a tutti i ministeri operanti all’interno della comunità parrocchiale, in modo da evidenziare come ognuno abbia una sua specificità al servizio dell’unica missione evangelizzatrice”.
La finalità di questa Istruzione, oltre a evidenziare l’urgenza di un simile rinnovamento, presenta un modo di applicare la normativa canonica che stabilisce le possibilità, i limiti, i diritti e i doveri di pastori e laici, perché la parrocchia riscopra se stessa come luogo fondamentale dell’annuncio evangelico, della celebrazione dell’Eucaristia, spazio di fraternità e carità, da cui si irradia la testimonianza cristiana per il mondo.
L’odierna Istruzione sottolinea che i cambiamenti sociali e culturali degli ultimi decenni hanno indotto diverse Chiese particolari a riorganizzare la forma di affidamento della cura pastorale delle comunità parrocchiali. Ciò ha consentito di avviare esperienze nuove, valorizzando la dimensione della comunione e attuando, sotto la guida dei pastori, una sintesi armonica di carismi e vocazioni a servizio dell’annuncio del Vangelo che meglio corrisponda alle odierne esigenze dell’evangelizzazione.
Le situazioni descritte da questa Istruzione rappresentano una preziosa occasione per la conversione pastorale in senso missionario. Sono infatti rivolti inviti alle comunità parrocchiali a uscire da se stesse, offrendo strumenti per una riforma, anche strutturale, orientata a uno stile di comunione e di collaborazione, di incontro e di vicinanza, di misericordia e di sollecitudine per l’annuncio del Vangelo.
L’Istruzione vuole favorire e promuovere accanto alla parrocchia “una pastorale di vicinanza e di cooperazione tra diverse comunità”, come ad esempio le unità pastorali e i vicariati foranei, detti “zone pastorali”, con il compito di rendere più agevoli i legami, tra il centro e le periferie della diocesi, offrendo anche a vescovi, sacerdoti e laici gli strumenti pastorali e canonici per seguire percorsi ecclesiali e non soggettivi, per evitare una visione democratica che sostituisca il pastore con dei funzionari, chierici o laici “che ne gestiscono i diversi ambiti, con una modalità spesso definibile come “aziendale”.
La Chiesa è chiamata oggi a promuovere la conversione pastorale “perché le comunità cristiane siano sempre più dei centri propulsori dell’incontro con Cristo”. La conversione missionaria, richiede anche una riforma delle strutture, in modo particolare della parrocchia, comunità convocata intorno alla Mensa della Parola e dell’Eucaristia.
Il soggetto dell’azione missionaria ed evangelizzatrice della Chiesa è tutto il Popolo di Dio. Infatti la parrocchia non si identifica con un edificio o un insieme di strutture, bensì con una precisa comunità di fedeli (can. 515), nella quale il parroco è il pastore proprio (can. 519).
L’azione evangelizzatrice della Parrocchia deve essere unita alla testimonianza di fede nella carità con l’attenzione ai poveri in uno scambio di reciproca evangelizzazione in cui ogni battezzato è chiamato a esserne protagonista con un rinnovamento di mentalità perché si possa attuare una riforma missionaria della pastorale.
Oltre alla funzione del parroco pastore proprio, i diaconi, collaboratori dei vescovi e dei presbiteri nell’unica missione evangelizzatrice e della carità, sono ministri ordinati e partecipano, seppure in modo diverso, al sacramento dell’Ordine, in particolare nell’ambito dell’evangelizzazione, della carità, con l’amministrazione dei beni, la proclamazione del Vangelo e il servizio alla mensa eucaristica. L’Istruzione, citando il Papa, dice che non devono essere visti come “mezzi preti e mezzi laici”, né nell’ottica del clericalismo e del funzionalismo.
La vita consacrata all’interno della comunità parrocchiale “si colloca nella dimensione carismatica della Chiesa. […] La spiritualità degli Istituti di vita consacrata può diventare, sia per il fedele laico che per il presbitero, una significativa risorsa per vivere la propria vocazione”. La testimonianza data dai consacrati della radicale sequela di Cristo mediante la professione dei consigli evangelici è il contributo che possono portare con il loro “essere” alla missione evangelizzatrice della comunità parrocchiale, prima ancora che con il loro “fare” attraverso le opere compiute conformemente al carisma specifico dell’Istituto.
L’Istruzione raccomanda ai laici di partecipare all’azione evangelizzatrice della Chiesa con “un impegno generoso” per una testimonianza di vita conforme al Vangelo e a servizio della comunità parrocchiale. In secondo luogo i laici possono essere istituiti lettori e accoliti o ricevere altri incarichi, a “prudente giudizio” del Vescovo per celebrare la Liturgia della Parola, il rito delle esequie, amministrare il Battesimo, assistere ai matrimoni, previa licenza della Santa Sede, e predicare in chiesa o in oratorio in caso di necessità. Non potranno comunque in alcun caso tenere l’omelia durante la Messa. Nessuna novità su questo punto, tutte funzioni e prerogative già presenti e regolamentate dal Codice di Diritto Canonico.
In circostanze pastoralmente problematiche, per sostenere la vita cristiana e far proseguire la missione evangelizzatrice della comunità, il Vescovo diocesano conformemente al can. 517 §2, può affidare la cura pastorale di una parrocchia a un diacono, a un consacrato o un laico, o anche a un insieme di persone, ad esempio, un istituto religioso o una associazione, coordinati e guidati da un presbitero con legittime facoltà, costituito “Moderatore della cura pastorale”, al quale esclusivamente competono la potestà e le funzioni del parroco, pur non avendone l’ufficio, con i conseguenti doveri e diritti.
L’ultima parte dell’Istruzione si sofferma sulle offerte date per la celebrazione della Messa, per contribuire al sostentamento del sacerdote, e per la celebrazione dei sacramenti destinate alla parrocchia. Le offerte devono essere realmente tali, non soggette a tariffari o a contrattazioni da non confondersi come una tassa o una imposta, ma devono essere un atto libero dei fedeli. Va tenuta lontana l’impressione che la vita sacramentale sia legata a interessi economici. In particolare “dall’offerta delle Messe deve essere assolutamente tenuta lontana anche l’apparenza di contrattazione o di commercio” (can. 947), tenuto conto che “è vivamente raccomandato ai sacerdoti di celebrare la Messa per le intenzioni dei fedeli, soprattutto dei più poveri, anche senza ricevere alcuna offerta” (945 §2).
I presbiteri sono esortati a offrire un esempio virtuoso nell’uso del denaro, attraverso uno stile di vita sobrio e un’amministrazione trasparente dei beni parrocchiali per sensibilizzare i fedeli a capire che le necessità della parrocchia sono anche “cosa loro” e per questo devono dare il loro contributo.
L’Istruzione vuole sollecitare a vivere un’effettiva e vitale collaborazione tra presbiteri, diaconi, consacrati, laici e tra diverse comunità parrocchiali di una stessa area o regione, per individuare le domande, le difficoltà e le sfide riguardanti l’evangelizzazione, e cercare i mezzi idonei per affrontarle.
La pastorale d’insieme richiede il contributo di tutti i battezzati. Facendo proprie le parole di Papa Francesco “quando parliamo di popolo non si deve intendere le strutture della società o della Chiesa, quanto piuttosto l’insieme di persone che non camminano come individui ma, come il tessuto di una comunità di tutti e per tutti”.
Come ognuno può constatare l’Istruzione non può dare adito a titoli sensazionali perché non c’è stata alcuna innovazione normativa riguardo all’esercizio della potestà derivante dall’Ordine sacro né ad alcune prerogative che già venivano concesse ai laici. Anche riguardo alle offerte date dai fedeli per la celebrazione della Messa e dei sacramenti le regole della Chiesa sono state sempre chiare e rimangono le stesse. È però importante che questa Istruzione le abbia fermamente ricordate.
L’Istruzione ha come finalità di offrire a vescovi, chierici e laici, gli strumenti pastorali e canonici per evitare che l’azione pastorale sia troppo soggettiva e che, per una visione democratica, i chierici o i laici assumano l’aspetto di funzionari “che ne gestiscono i diversi ambiti, con una modalità spesso definibile come aziendale”.