«La patria europea» di Bruno Forte
di Giovanni Pallanti • Bruno Forte, arcivescovo di Chieti e Vasto, è uno dei vescovi italiani più intelligenti e colti. Nel gennaio 2019 ha pubblicato per la casa editrice Morcelliana un agile saggio di 40 pagine dal titolo “La patria europea”. Nel cinque capitoli in cui si suddividono le 40 pagine del testo (sette delle quali dedicate al discorso di Alcide De Gasperi alla Conferenza parlamentare europea del 21 aprile 1954) monsignor Forte analizza la genesi recente dell’idea di unione europea. Il libro va letto perché una recensione dettagliata rischia di essere più lunga del saggio stesso dell’arcivescovo di Chieti.
Una prima osservazione: nel terzo capitolo, “Il futuro dal nostro passato: i fondatori e la patria europea”, cita De Gasperi, Adenauer, Schuman e Monnet, facendo comprendere le loro idee, ma mai esplicitando che erano tutti e quattro democratici cristiani. Vecchio vizio di una furba intellighenzia cattolica italiana, che riconosce i meriti storici della Dc, in Europa e in Italia, senza mai citarla, come se questi personaggi fossero stati degli “indipendenti” al servizio della causa europea. Invece l’essere stati tutti e quattro Dc, è la prova storica che l’idea di Europa come continente di pace e di progresso, è nata da chi si è opposto al nazifascismo e al comunismo, come i suddetti quattro padri fondatori.
Bruno Forte non racconta che prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale, i quattro padri fondatori appartenevano a movimenti popolari di ispirazione cristiana, movimenti democratici e antitotalitari, che furono osteggiati dalla chiesa cattolica, in Germania, in Italia e poi in Francia durante la guerra. In Germania il nunzio apostolico, cardinale Pacelli, ordinò ai democristiani del Centrum, a cui aderiva Adenauer, di votare pieni poteri a Hitler e di autosciogliersi subito dopo, in cambio del concordato fra Vaticano e Germania nazista, che Hitler non rispetto’ mai. In Italia, il Vaticano costrinse don Luigi Sturzo all’esilio per firmare il concordato con Mussolini nel 1929, distruggendo sostanzialmente il Partito popolare a cui aderiva De Gasperi. In Francia, durante la Repubblica di Vichy, la grande maggioranza dei vescovi francesi si schierò con Petain e mettendosi contro il movimento a cui appartenevano Schuman e Monnet, che si schierarono con De Gaulle.
Tutto questo l’arcivescovo teologo, nel suo breve saggio, lo ignora, risparmiando forse una pagina del breve testo pubblicato dalla Morcelliana.
In un capitolo molto interessante “La sfida dei migranti e la dignità di chi bussa all’Europa”, riprende l’insegnamento di papa Francesco e prima di lui di Giovanni Paolo II. Secondo Forte l’Europa è il continente del benessere a cui hanno diritto di approdare tutti i profughi del mondo, dimenticando che la vecchia Europa è diventata il continente welfare state grazie alle lotte di milioni di persone. Nessuno ha regalato all’Europa il suo status attuale e poco conta ricordare che nel Settecento e nell’Ottocento, anzi dal 1492, l’Europa ha colonizzato mezzo mondo. Perché questo riferimento storico, pur vero, vale fino a un certo punto? Perché negli altri mondi le lotte contadine e operaie e le classi dirigenti post coloniali, spesso appoggiate anche dalla chiesa cattolica, non hanno fatto niente per il progresso dei loro popoli.
Il libro di monsignor Forte è interessante e va letto, accompagnando la lettura con forte spirito critico degno di chi conosce la storia.