La fede di Abramo: (1) la Lettera agli Ebrei

43_il-sacrificio-di-isacco_G67C0262-e1457973038722di Stefano Tarocchi Già in precedenza mi sono occupato della lettera agli Ebrei (Il Cristo, «colui che apre la strada»:http://www.).

La lettera agli Ebrei, com’è noto, viene definita dagli studiosi come un’omelia, o  un “trattato per i cristiani di origine ebraica ed etnica ora ellenizzati” (Attridge), sul sacerdozio di Cristo, basato sul modello del sacerdozio di Melchisedek (Eb 7,15-17), e quello di tutti i battezzati (Eb 10,24).

Si tratta di una scarna aggiunta, che attraverso Timoteo sembra coinvolgere l’apostolo Paolo – del tutto estraneo allo scritto, come si ritiene fin dall’antichità – e credenti della nostra penisola, probabilmente di Roma, assurti a co-mittenti dello scritto, del resto anonimo.

Nel capitolo 11, contenuto nella sezione esortativa della lettera (Eb 10,19-13,17), si parla della fede, definita il «fondamento di ciò che si spera e la prova di ciò che non si vede» (Eb 11,11).

Abramo è anzitutto descritto come colui che, «chiamato da Dio», gli «obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità»: così dice il testo della lettera. E aggiunge che Abramo «partì senza sapere dove andava» (Eb 11,8). Ecco così espresso il totale affidarsi a Dio di questo straniero, emigrato dalla sua terra lontana, che diventerà, secondo la promessa divina, padre di molti popoli («non ti chiamerai più Abram, ma ti chiamerai Abramo, perché padre di una moltitudine di nazioni ti renderò»: Gen 17,5).

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La fede di Abramo si completa nella fede della moglie Sara, così da far sì che da un «uomo solo, già segnato dalla morte», nasca una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia sulla riva del mare (cf. Eb 11,11.12).

Secondo la lettera agli Ebrei, Abramo e i padri antichi sono morti senza avere ottenuto i beni promessi , «come stranieri e pellegrini sulla terra» (Eb 11,13). È in questo modo che l’affidarsi a Dio raggiunge il suo culmine e il suo compimento.

Ma è più avanti, nel verso 17 del medesimo capitolo, che si completa la definizione della fede di Abramo in maniera decisamente più stringente: «per fede, Abramo, messo alla prova [peirazómenos], offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: Mediante Isacco avrai una tua discendenza.  Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo» (Eb 11,17-19).

L’uomo su cui Dio aveva gettato il suo sguardo, come aveva detto l’apostolo Paolo, «ebbe fede, saldo nella speranza contro ogni speranza» (Rom 4,18).

Peraltro – sia detto incidentalmente, e in conclusione –, la versione CEI usa, a proposito di Abramo, una traduzione dal testo greco («Abramo fu messo alla prova» [peirazomenos]) che avrebbe dovuto ispirare la nuova versione del Padre Nostro, anziché l’infelice soluzione che si prospetta.