Il futuro dei giovani? Dipende dalla scuola

Non c’è quindi da stupirsi se tante famiglie hanno letteralmente paura del futuro ed esprimono avvilimento e a volte rabbia, alimentate in parte anche da chi strumentalizza queste situazioni di disagio a fini elettorali . Da chi semina panico dopo aver fatto tante promesse e messo in atto politiche (pensioni a quota 100, reddito di cittadinanza) che, alle luce dei fatti, si sono rivelate invece autentici flop non avendo favorito l’atteso ricambio generazionale nel mondo del lavoro: solo tre ingressi di fronte a dieci che hanno lasciato anticipatamente!.

bollettino-excelsior-intestazione

Non vorremmo essere nei panni dei nostri diplomati che devono decidere se proporsi subito sul mercato del lavoro sempre più condizionato dalla globalizzazione o proseguire il percorso di studi. Mai come in questo momento sono necessarie scelte oculate, ben soppesate, cercando di conciliare le proprie attitudini ed i propri interessi culturali con la realtà produttiva e lavorativa, per evitare di avere poi domani cocenti delusioni. Qualche suggerimento può venire dall’indagine appena sfornata da Unioncamere e Anpal, da cui si rileva che, a livello di tendenza, i contratti offerti dalle imprese ai diplomati nel 2018 erano il triplo di quelli per cui era richiesto il possesso di laurea.

Per quanto riguarda i laureati, la richiesta da parte delle imprese interessa principalmente gli indirizzi economico, ingegneria, insegnamento, comparto sanitario e paramedico. Anche in questo caso le difficoltà di reperimento per i profili di sbocco dei laureati sono spesso elevate: 48,4% per gli specialisti nei rapporti con il mercato, il 52,5% per gli ingegneri energetici e meccanici e il 64,8% per gli analisti e progettisti di software.