di Dario Chiapetti • È offerto nelle mani del lettore L’Uno e i Molti. Saggi su Dio, l’uomo, la Chiesa e il mondo di oggi (Lipa, Roma 2018, 457 pp.), la traduzione in lingua italiana dall’originale inglese – ad opera di Maria Campatelli – di The One and the Many (2010), la più recente grande pubblicazione del teologo greco ortodosso Ioannis Zizioulas (1931), metropolita di Pergamo, che sia da parte ortodossa (Kallistos Ware) che cattolica (Yves Congar) che anglicana (Henry Chadwick) e non solo è considerato come uno dei più originali teologi del nostro tempo e di cui già mi sono occupato su queste pagine, presentando un altro importante volume, del 2016, Comunione e alterità link
Il presente testo si distingue per corposità, per varietà di argomenti trattati e per la forte unitarietà teologica che li tiene insieme. Quanto al primo aspetto, esso raccoglie ben trentadue scritti – articoli apparsi in riviste, conferenze e discorsi pronunciati in occasioni varie – che vanno dal ‘68 (la sua tesi dottorale è del ‘65) al 2010 (tra i suoi ultimi). Ciò offre al lettore sia la possibilità di poter disporre di così tanti testi, molti dei quali difficili da reperire, sia elementi importanti per ricostruire lo sviluppo interno, e teologicamente significativo, del pensiero che l’Autore è andato precisando col tempo (sui cui particolari punti non posso soffermarmi qui). Quanto al secondo aspetto, il testo ha una chiara strutturazione tripartita: nella parte iniziale si trovano tre saggi di teologia trinitaria, nella seconda venti saggi di ecclesiologia, nella terza dieci saggi sul movimento ecumenico. La sequenza tematica rivela già il “come” del pensare di Zizioulas: dalla dottrina, ampiamente approfondita, su Dio e su Dio Trinità («La dottrina del Dio Trinità oggi», «L’essere di Dio e l’essere dell’uomo», ecc.), si passa alla riflessione teologica sulla Chiesa («La Chiesa come comunione», «Il primato nella Chiesa», ecc.) e, da questa, alle questioni concernenti il suo attuarsi, ovvero, la sua natura ecumenica («Uniformità, diversità e unità della Chiesa», «Colloqui bilaterali tra ortodossi e protestanti», ecc.). Come si sarà intuito dai pochi titoli che ho riportato, la riflessione ziziouliana, è tematicamente ampia anche all’interno delle singole parti. L’Autore è capace di muoversi da piani teoretici-speculativi alla trattazione di singole e specifiche questioni riguardanti, come nel campo ecclesiologico e ecumenico, particolari problemi inerenti alla dimensione istituzionale della Chiesa. E, sebbene, vi sia questo ampio spettro di analisi, ci si accorge come nell’Autore tutto scaturisca – e di ciò tutto sia impregnato – dalla riflessione teologica trinitaria, la quale – aspetto fondamentale – è portata fin sul piano ontologico.
Mi pare giusto dire innanzitutto qualcosa su due aspetti – per così dire, premesse metodologiche – che caratterizzano l’incedere del pensiero di Zizioulas e presenti nel presente testo.
Il primo. Speciale punto di riferimento teologico, così come del resto avviene in tutta la tradizione orientale, sono i Padri della Chiesa. Ma lo studio di essi è condotto in modo – come scrive Atanasije Jevtić, Vescovo Emerito di Zachum-Herzegovina e Litorale, nella Prefazione – «olistico e sintetico», oltre che approfondito, dato che Zizioulas ha studiato a lungo la patristica. Sperando di interpretare bene Jevtić, ma seguendo le sue parole, oltre che quelle di Zizioulas in altre occasioni, «olistico» pare indicare qui proprio quell’occhio che sempre guarda alla comprensione teologica patristica considerando al contempo i problemi e i contesti attuali, tenendo presente che questi ultimi possono essere elementi che i Padri non si erano proposti di affrontare e che quindi spingono la teologia a «esplicitare» ancor più certi suoi aspetti fondamentali. È proprio ciò che Zizioulas dice di aver imparato dal considerare come, per primi, i Padri procedettero nell’assunzione di tale atteggiamento dialogico con l’altro – l’ellenismo – facendo delle prospettive di quest’ultimo occasione di istanza di creatività, filosofica e teologica, per comprendere sempre più il proprio depositum e favorire al massimo la fecondità di ogni incontro. E poi «sintetico», vale a dire quanto più possibilmente comprensivo di tutto il pensiero di ogni Autore e di questo nel solco della storia del pensiero, passando così dalla filologia, facilmente riducibile a archeologia, a una vera e propria ermeneutica, compito della teologia.
Se nel pensiero dei Padri Zizioulas riconosce fondamenti teologici fondamentali, la seconda premessa è la seguente: l’importanza della teologia per la vita della Chiesa e l’importanza dell’ambito comunitario-sacramentale – soprattutto dell’azione eucaristica – per la teologia. Zizioulas non si arresta alla riflessione trinitaria ma esamina molti nodi teologici problematici, come quelli legati alle strutture istituzionali ecclesiali, richiamandosi costantemente, per impostarne la trattazione, all’ontologia che la teologia coglie della Rivelazione. Ma è questa una teologia che prende seriamente in esame le testimonianze patristiche che vogliono attestare l’avvicinarsi del conoscere l’Ontologico da parte della comunità cristiana in quanto esso è dischiuso nell’evento assemblea-eucaristica per il carattere escatologico di quest’ultimo – così come i Padri affermano a partire dalla Scrittura – di emergenza del regno di Dio in quanto realizzazione, nella creazione, del principio ontologico dell’essere divino.
Ecco che tale principio ontologico, l’Uno e i Molti, attraversa e conduce tutte le riflessioni di Zizioulas, attestandosi essenzialmente su almeno tre piani: ontologico, gnoseologico-epistemologico e dell’economia, cristologico-pneumatologico-ecclesiologico-antropologico-cosmologico.
Quanto al primo livello, dell’attestazione patristica e soprattutto dei Cappadoci, Zizioulas porta in luce l’ontologia dell’alterità, e quindi della persona come comunione, per cui l’Uno non è più, come per Platone (cf. Parmenide), precedente ai Molti – come è avvenuto nella teologia che ha attribuito la precedenza ontologica alla sostanza, sia pure essa “sostanza relazionale”, anziché alla persona – ma l’Uno è simultaneo ai Molti. E questo perché – è ciò che l’Autore cerca di chiarire nei primi tre saggi – la causa ontologica di tale simultaneità non è una sostanza impersonale ma una persona, il Padre, ossia una libertà ontologica, cioè una libertà-per-l’altro. Tale costituzione ontologica di Uno e Molti si ritrova anche a livello cristologico: Cristo è persona, cioè Uno e Molti, perciò Egli va «disindividualizzato»: è per questo che l’ecclesiologia deve essere un capitolo della cristologia. E Cristo è persona in virtù dello Spirito Santo – il nome, l’“Unto”, dice che l’identità di Cristo è tale in relazione allo Spirito -: ecco perché la pneumatologia deve intervenire sin da subito, sia in cristologia che in ecclesiologia, mostrando il carattere ontologico che lo Spirito conferisce alla persona come alterità, fornendo così la prospettiva teologica fondamentale. In tale visione la Chiesa, come realtà dell’Uno e Molti che è Cristo, e da Questi principiata, è quell’alterità – l’Altro per eccellenza, nella creazione, è Cristo – che genera alterità, a partire dalla comunione. È da qui che Zizioulas fa seguire le sue considerazioni su Chiesa locale, Chiesa particolare, primato, ministerialità, ecumenismo, ecc. Se la Chiesa è alterità che genera alterità assolve a tale esercizio a livello antropologico, aprendo quest’ultimo all’ambito cosmologico: è così che – mostra Zizioulas – la riflessione sul creato ha come suo ambito l’antropologia e l’antropologia l’ecclesiologia.
Concludo questa presentazione dell’Uno e dei Molti, con una parola sul secondo livello su cui emerge l’ontologia di Zizioulas e il ruolo che esso gioca nel suo pensiero. Sul piano gnoseologico-epistemologico, ho accennato al ruolo dell’azione eucaristica – e del pensare che ne nasce – e alla possibilità che essa dischiude di conoscere – in quanto in essa vi si realizza – un costitutivo ontologico, l’Uno e i Molti, come esistenza-personale. E ciò in quanto l’azione eucaristica realizza tale costitutivo nella persona e così costituisce la persona. È per tale carattere escatologico, e quindi teleologico, dell’essere ecclesiale, che Zizioulas non si ferma, sul piano ecumenico, a una “diversità riconciliata” – che può divenire cara quando ognuno si attacca troppo alle proprie (fissate) idee – ma, in quell’attento ascolto della Tradizione che scopre tesori sepolti e delle sfide che i tempi attuali pongono alla Chiesa, intende mantenere aperta la teologia a quell’approfondimento del mistero dell’Uno e i Molti che solo dall’Eschatos può venire: la memoria del futuro, l’evento di comunione, l’evento della persona.