Perché il Manzoni nella penitenza.

di Carlo Nardi · Del Manzoni quanto mai proficuo un suo scritto. Penso alle Osservazioni sulla morale cattolica (1818) e in particolare ad alcuni passi: Spirito me effetti delle forme imposte alla penitenza (capitolo VIII, parte III).

La religione ha ricevuto dalla società un vizioso, e le restituisce un giusto: essa sola poteva fare un tal cambio. Chi avrebbe tentato, chi avrebbe pensato d’istituire de’ ministri per aspettare il peccatore, per invitarlo, per insegnar la virtù, per richiamare a quella chi ricorre a loro, per parlargli con quella sincerità che non si trova nel mondo, per metterlo in guardia contro ogni illusione, per consolarlo a misura che diventa migliore?»

Nelle Osservazioni mi piace rivedere alcuni grandi scritti dell’oratoriano Jean-Baptiste Massillon, il gesuita Louis Bourdaloue predicatore, Biagio Pascal con i sui Pensieri, Pierre Nicole teologo giansenista (cf. 1267). Così il Manzoni ci dice della penitenza. Ma come non pensare al grandissimo Agostino? E anche a un pensoso Mario Soldati in Colazione a Port-Royal ne La Messa dei villeggianti