L’inutile a fondamento dell’utile
di Giovanni Campanella · A metà di giugno 2020, la Effatà Editrice ha dato alle stampe un libro intitolato Non è una parentesi. Una rete di complici per assetati di novità, all’interno della collana “Comunicare l’assoluto”. Gli autori sono molteplici: è infatti una raccolta di riflessioni nate nel periodo del lockdown da parte di vari amici del curatore, Derio Olivero, classe 1961 e vescovo della diocesi di Pinerolo dal 2017. Lui stesso ha dovuto lottare tra la vita e la morte in ospedale per aver contratto il Covid!
Il titolo che ho voluto dare a questo articolo prende spunto dal contributo che è stato scritto da Ivo Seghedoni, presbitero dell’arcidiocesi di Modena-Nonantola, e che a mio avviso è il più suggestivo e stimolante. Si intitola “Una Chiesa che non cerca tra i morti”. Alla base della riflessione di Seghedoni sta l’intuizione che, pur essendo la fede in Dio e tutto il suo contorno qualcosa di percepito come “inutile” e non rientrante tra i servizi essenziali, indispensabili, da erogare a prescindere (come il supermercato, i negozi di alimentari, la sanità e i suoi operatori, le forze dell’ordine, etc. etc.), essa in realtà da senso e fondamento a tutto ciò che esprime utilità concreta, tangibile e nel breve termine. Riporto alcuni suoi pensieri molto belli a riguardo:
«Questo dramma sanitario sta provando a farci capire un aspetto essenziale del cristianesimo, un suo nocciolo profondo, perduto a causa della nostra logica efficientistica e della nostra supponenza di essere sempre al centro, come se fossimo nella “beata” condizione di cristianità.
L’esperienza cristiana non è nell’ordine dell’utile, ma dell’in-utile. È nell’ordine del non necessario.
Si vive la vita cristiana e si partecipa alla preghiera, alla fraternità e al servizio di una comunità cristiana non perché “serva” a qualcosa, ma perché si ama vivere qualcosa di gratuito, di libero, di “inutile”. Convinti che ciò che nutre, ciò che anima la speranza, ciò che motiva la gioia di vivere, è questo “non-utile”, più decisivo e appassionante di qualsiasi cosa utile e necessaria. Anzi, ogni cosa necessaria assume spessore e vita perché ha dietro una motivazione che si pone sul piano della passione, dell’amore, della fiducia, della speranza…, cioè dell’inutile» (p. 137)
Con espressione audace, Seghedoni suggerisce che stiamo assistendo all’ «aurora di una Chiesa che lascia lo spazio sacro» (p. 140). Più avanti mette più a fuoco il concetto: «Si sperimenta così l’identità nuova della Chiesa: quella di una Chiesa che non va in chiesa. O che non fa dell’andare in chiesa il suo segno distintivo. Il volto e la forma di una Chiesa che vive nelle case, di una Chiesa che si apre ad una nuova missionarietà» (p. 141). È in fondo un’idea in sintonia con le linee direttrici dell’Evangelii Gaudium.
Anche gli altri contributi sono interessanti. Biemmi, religioso dei Fratelli della Sacra Famiglia e docente di Pastorale in vari istituti, ha scritto la prefazione ed in essa suggerisce che i grandi vuoti sperimentati nel lockdown possono essere preludio a nuove fecondità. Olivero, lo stesso curatore del libro, nel suo contributo sottolinea quanto il distanziamento abbia in realtà evidenziato l’importanza della vicinanza e accenna (non tanto quanto uno si aspetterebbe) alla sua stessa esperienza da malato di Covid in ospedale. Andrea Grillo, padre di famiglia e insegnante di Teologia dei Sacramenti e Filosofia a Roma e di Liturgia a Padova, tratta di alcuni aspetti essenziali della liturgia, di come conciliarli col contesto pandemico ed enuclea stimoli che la pandemia può indurre per crescere nella comprensione del fatto liturgico. Paolo Curtaz, teologo molto attivo sui media e prolifico scrittore, racconta il suo avventuroso pellegrinaggio in Terra Santa a fine febbraio, le peripezie per rientrare in Italia e le riflessioni nella quiete casalinga valdostana. Marco Gallo, parroco a Verzuolo e direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi di Saluzzo (CN), propone ulteriori considerazioni sulla liturgia. Duilio Albarello, presbitero diocesano di Mondovì (CN) e direttore dell’ISSR di Fossano, sviluppa il tema dell’ ”uscire” nel peculiare contesto attuale. MichaelDavide Semeraro, monaco benedettino del monastero Koinonia de la Visitation a Rhemes Notre-Dame (Aosta), esorta ad andare avanti con fiducia e riconoscere con gioia nuove opportunità. Alberto Maggi, frate dell’Ordine dei Servi di Maria e fondatore del Centro Studi Biblici «G. Vannucci» a Montefano (Macerata), riflette molto brevemente sulla vexata quaestio della contemporaneità tra misericordia di Dio e male. Ester Brunet, storica dell’arte e madre di famiglia, e Antonio Scattolini, prete della diocesi di Verona e Delegato vescovile per la Pastorale dell’Arte, offrono un commento al suggestivo dipinto La tempesta sedata di Eugene Delacroix, facendo dei collegamenti con la situazione presente.