L’estate degli omicidi e il nuovo nichilismo
Il nichilismo ha una lunga storia, filosofica e letteraria. Ce lo hanno spiegato con stili e parole diverse gli ultimi quattro Papi, analizzando la “profezia” di Nietzsche che aveva avvertito la “morte di Dio” e il profilarsi di una catastrofe consumata poi nella carneficina della Grande Guerra. La pedagogia di San Giovanni Paolo II, acquisita dal suo predecessore San Paolo VI, ha avuto certamente riflessi nel Magistero di Benedetto XVI e di Papa Francesco, che non a caso nel 2018 ha voluto tenere un Sinodo appositamente dedicato ai giovani, proprio per offrire non solo alla Chiesa ma alla società ed al mondo globalizzato chiavi di lettura per affrontare questa emergenza educativa nel tempo presente. L’insegnamento di Papa Wojtyla è stato sicuramente ricco di molte intuizioni e realizzazioni pratiche, i cui significati sono costante motivo di ispirazione per tanti operatori pastorali ed educatori, che hanno ben compreso – come ha sottolineato in diversi saggi il filosofo-sociologo Umberto Galimberti – una cosa fondamentale: volere il bene dei giovani vuol dire innanzitutto ascoltarli, sostenerli, per poi offrire un modello valido su cui investire la loro ricca umanità. L’entusiasmo, la speranza, la contestazione e la ricchezza trovano nella fede cristiana la vera collocazione e il migliore sviluppo. In Cristo si resta sempre giovani della sua gioventù.
Il magistero di Papa Francesco propone un approccio più pratico e operativo. Egli predilige occuparsi di aspetti immediati della vita, piuttosto che di speculazione metafisica: «la realtà è superiore all’idea» (EG 231). Il suo insegnamento ai giovani verte su scelte concrete di autenticità ai valori, di amore ai più poveri e di impegno per un mondo più giusto. Non meraviglia dunque che, interrogato sull’essenza della giovinezza, abbia risposto: «la gioventù non esiste». Egli si mostra preoccupato che la giovinezza divenga un falso mito, un inganno giovanilistico che non rende ragione né ai giovani né ai vecchi. Per questo dice che preferisce pensare ai giovani piuttosto che alla gioventù. In essi però egli vede comunque i tratti positivi dello slancio, della promessa, della gioia: «Vedo un ragazzo o una ragazza che cerca la propria strada, che vuole volare con i piedi, che si affaccia sul mondo e guarda l’orizzonte con occhi colmi di speranza, pieni di futuro e anche di illusioni». Certo le nuove generazioni non accettano la fede a scatola chiusa, piuttosto cercano coerenza e autenticità: perciò seguono Papa Francesco. La storia di Gesù, senza orpelli, li incuriosisce ancora.