L’estate degli omicidi e il nuovo nichilismo

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comozero-18settembre-1di Antonio Lovascio · L’estate degli omicidi. Rivedendo le immagini che scorrono in TV, cerchiamo di andare oltre gli orrori che evidenziano una chiarissima crisi di valori ed il trionfo della brutalità, denominatori che accomunano vicende tinte di sangue pur diverse tra loro: l’uccisione di Willy, un ragazzo solare che per giorni ha occupato le prime pagine dei giornali; quella di don Roberto – il “prete degli ultimi” accoltellato a Como da un tunisino che sfamava da tempo ed a cui aveva offerto rifugio; il caso di Caivano, dove un presunto senso di orgoglio familiare ha fatto credere a Michele Gaglione di dover punire la sorella Maria Paola; l’aggressione di Vicenza ad un anziano che difendeva una ragazza. E poi altri pestaggi e stupri da rabbrividire. Ci si chiede ancora come a Colleferro dei giovani con i loro corpi scolpiti dai muscoli tatuati possano aver assassinato con determinazione e ferocia un altro coetaneo, originario di Capoverde e con la pelle di colore diversa dalla loro, generosamente intervenuto nel pieno della notte per sedare una lite. Si sono fatti grandi discorsi (ma le parole più belle le abbiamo però sentite dai genitori di Willy: “che la sua morte abbia un significato!”), si è condannata la violenza, con l’immancabile passerella dei politici – eravamo sotto elezioni – solidali con le famiglie dilaniate dal dolore. Ma questo non basta. Occorre capire e soprattutto trovare rapidamente le contromisure a questo nuovo nichilismo che svuota le vite, ed affrontare con coraggio la vera urgenza che innanzitutto si chiama Scuola.

Il nichilismo ha una lunga storia, filosofica e letteraria. Ce lo hanno spiegato con stili e parole diverse gli ultimi quattro Papi, analizzando la “profezia” di Nietzsche che aveva avvertito la “morte di Dio” e il profilarsi di una catastrofe consumata poi nella carneficina della Grande Guerra. La pedagogia di San Giovanni Paolo II, acquisita dal suo predecessore San Paolo VI, ha avuto certamente riflessi nel Magistero di Benedetto XVI e di Papa Francesco, che non a caso nel 2018 ha voluto tenere un Sinodo appositamente dedicato ai giovani, proprio per offrire non solo alla Chiesa ma alla società ed al mondo globalizzato chiavi di lettura per affrontare questa emergenza educativa nel tempo presente. L’insegnamento di Papa Wojtyla è stato sicuramente ricco di molte intuizioni e realizzazioni pratiche, i cui significati sono costante motivo di ispirazione per tanti operatori pastorali ed educatori, che hanno ben compreso – come ha sottolineato in diversi saggi il filosofo-sociologo Umberto Galimberti – una cosa fondamentale: volere il bene dei giovani vuol dire innanzitutto ascoltarli, sostenerli, per poi offrire un modello valido su cui investire la loro ricca umanità. L’entusiasmo, la speranza, la contestazione e la ricchezza trovano nella fede cristiana la vera collocazione e il migliore sviluppo. In Cristo si resta sempre giovani della sua gioventù.

Il magistero di Papa Francesco propone un approccio più pratico e operativo. Egli predilige occuparsi di aspetti immediati della vita, piuttosto che di speculazione metafisica: «la realtà è superiore all’idea» (EG 231). Il suo insegnamento ai giovani verte su scelte concrete di autenticità ai valori, di amore ai più poveri e di impegno per un mondo più giusto. Non meraviglia dunque che, interrogato sull’essenza della giovinezza, abbia risposto: «la gioventù non esiste». Egli si mostra preoccupato che la giovinezza divenga un falso mito, un inganno giovanilistico che non rende ragione né ai giovani né ai vecchi. Per questo dice che preferisceunnamed (4) pensare ai giovani piuttosto che alla gioventù. In essi però egli vede comunque i tratti positivi dello slancio, della promessa, della gioia: «Vedo un ragazzo o una ragazza che cerca la propria strada, che vuole volare con i piedi, che si affaccia sul mondo e guarda l’orizzonte con occhi colmi di speranza, pieni di futuro e anche di illusioni». Certo le nuove generazioni non accettano la fede a scatola chiusa, piuttosto cercano coerenza e autenticità: perciò seguono Papa Francesco. La storia di Gesù, senza orpelli, li incuriosisce ancora.

Ma c’è purtroppo il rovescio della medaglia ad una realtà ed a comportamenti esemplari. I tanti giovani senza lavoro e allo sbando, che rincorrono i falsi idoli, trascurati dalla famiglia dopo che magari hanno abbandonato la scuola. Sfortunati anche perché non hanno trovato “buoni maestri” in grado di orientarli nel delicato percorso di formazione. A questa categoria appartengono sicuramente i protagonisti della cronaca nera di questa folle estate. Chissà quante ore hanno passato in palestra per scolpire quei corpi esteticamente perfetti. Oppure collegati ai Social come “i gorilla da tastiera” sempre pronti – prendendo pessimo esempio da alcune star della politica – a saltare addosso all’avversario senza esclusione di colpi! L’importante è abbatterlo.

Se la Chiesa fa già e continua a fare la sua parte, lo Stato tramite la Scuola e l’Università deve cambiare registro dopo questa esplosione di nuovo nichilismo. Non ci sono più alibi. Ora non mancano le risorse e gli aiuti messi a disposizione dall’Europa per i reali problemi del Paese: 209 miliardi di euro, più altri 36 se decidiamo di ricorrere al prestito MES. Per curarci dalla preoccupante ripresa dei contagi Covid, per rilanciare il lavoro e risollevarci – con riforme strutturali mirate all’innovazione industriale e della pubblica amministrazione – da una crisi economica che ha ridotto molte famiglie in condizioni di assoluta povertà. Ma soprattutto per porre rimedio al degrado progressivo del nostro sistema educativo. Causa del Male che scorre sotto i nostri occhi.

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Antonio Lovascio

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