In attesa dell’enciclica «Fratelli tutti»
di Leonardo Salutati · Papa Francesco promulgherà, il 4 ottobre, nella festa di san Francesco d’Assisi, un’enciclica sulla fraternità che dovrebbe essere ispirata dalla riflessione sulla fratellanza umana di Abu Dhabi (febbraio 2019), da quanto proposto nella Lettera ai movimenti popolari (aprile 2020) e dalle catechesi dettate nel corso delle udienze riprese ad agosto scorso.
Durante queste udienze, il Papa ha invitato i cristiani a farsi autentici discepoli di Cristo Guaritore per la guarigione del nostro mondo malato di Covid-19, ma soprattutto di ingiustizia e di altre “malattie sociali”, rivisitando la Dottrina sociale della Chiesa e i suoi principi «che possono aiutarci ad andare avanti, per preparare il futuro di cui abbiamo bisogno» e aiutare «i responsabili della società a portare avanti … la guarigione del tessuto personale e sociale» (5/08/20).
Tra questi principi il papa ha richiamato i principali, «tra loro strettamente connessi: il principio della dignità della persona, il principio del bene comune, il principio dell’opzione preferenziale per i poveri, il principio della destinazione universale dei beni, il principio della solidarietà, della sussidiarietà», aggiungendone uno nuovo, quello della «cura per la nostra casa comune». Sono tutti principi che «esprimono, in modi diversi, le virtù della fede, della speranza e dell’amore» (ibid).
Papa Francesco ha denunciato «la visione distorta della persona, … che ignora la sua dignità e il suo carattere relazionale» e conduce a guardare «gli altri come oggetti, da usare e scartare» (12/08/20), espressione dei due mali dell’«indifferenza» e dell’«egoismo». Al riguardo ha ricordato invece il valore della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che, nella cultura moderna, è l’espressione più vicina alla «dignità inalienabile» della persona «creata a immagine di Dio» (GS 12), diritti che non sono soltanto individuali ma anche sociali: sono dei popoli e delle nazioni (cf. CDSC 157).
Il Santo Padre ha poi insistito sul fatto che la pandemia ha smascherato e accresciuto le disuguaglianze nel mondo e che la cura non può non passare anche dalla necessità di «curare un grande virus, quello dell’ingiustizia sociale». Per questo, l’«opzione preferenziale per i poveri» è una necessità, espressione della sequela di Gesù che mette al centro chi è ai margini della società. In questo orizzonte è necessario elaborare piani di ripresa economica che aiutino ad uscire dalla crisi con un’economia più giusta e meno distruttiva dell’ambiente, che assicuri «lo sviluppo integrale dei poveri» e non «l’assistenzialismo», favorendo la «creazione di posti di lavoro dignitosi», promuovendo «l’economia reale» e non la sola ricerca del profitto. Il denaro destinato alla ripresa economica – che è per lo più pubblico – dovrebbe aiutare quelle industrie che rispondano a quattro criteri: contribuire «all’inclusione degli esclusi, alla promozione degli ultimi, al bene comune … alla cura del creato» (19/08/20).
La «pandemia ha evidenziato la nostra interdipendenza: siamo tutti legati, gli uni agli altri, sia nel male che nel bene», pertanto, possiamo uscire da questa crisi solo insieme. L’interdipendenza richiede «solidarietà», cioè «creare una nuova mentalità che pensi in termini di comunità, di priorità della vita di tutti rispetto all’appropriazione dei beni da parte di alcuni». L’opposto della solidarietà è la “Torre di Babele“ (cf. Gen 11,1-9), «che descrive ciò che accade quando cerchiamo di arrivare al cielo – la nostra meta – ignorando il legame con l’umano, con il creato e con il Creatore» (02/09/20).
Nella pandemia, purtroppo vi è anche «chi vorrebbe appropriarsi di possibili soluzioni, come nel caso dei vaccini e poi venderli agli altri», ma il vaccino Covid dovrà essere «universale e per tutti», senza «priorità ai più ricchi» né «proprietà di questa o quella Nazione» (19/08/20). Decisioni diverse vanno contro il bene comune e l’amore cristiano, che non si limita alla sua ristretta cerchia ma ama anche i nemici: «noi dobbiamo amarli, dobbiamo dialogare, dobbiamo costruire questa civiltà dell’amore, questa civiltà politica, sociale, dell’unità di tutta l’umanità. Tutto ciò è l’opposto di guerre, divisioni, invidie, anche delle guerre in famiglia. L’amore inclusivo è sociale, è familiare, è politico: l’amore pervade tutto!» (09/09/20).