Il dramma della disoccupazione giovanile in Italia e in Europa.
di Carlo Parenti · E’ noto che il 20 e 21 agosto 1977 Giorgio La Pira dettò la sua ultima lettera indirizzata al papa Paolo VI. In essa si legge, tra l’altro,: “Beatissimo Padre, Le scrivo all’estremo delle forze in cui mi trovo. RaccontarLe tutto è inutile[…]Certo quando si è in condizioni come la mia non si sa davvero cosa fare: davanti a noi c’è il Corpo della Chiesa ogni giorno più crescente: che sarà? Ci poniamo questa domanda proprio mentre il Signore ci invita a riflettere sulla situazione in cui si trovano migliaia di giovani. Preghi per me. Con rinnovato affetto. La Pira[…]”.
Non fu un caso. Parlando infatti della morte disse (1934) ai suoi giovani studenti universitari: “Qualche volta ci viene il pensiero della morte: allora ci viene subito un ricordo consolante: Siete Voi giovani! Come sarà bello se in quel punto supremo potremo ricordarci dei Vostri volti […] allora diremo: ebbene la vita è finita, ma […] pure un consumante desiderio di bene per queste creature buone lo avemmo”.E in quel «punto supremo» si ricordò davvero dei suoi giovani, con profetiche parole tuttora di incredibile attualità. Davvero commovente! Certo La Pira aveva una visione cosmica e credo già vedesse le sfaccettature mondiali della situazione giovanile. Vorrei con questa premessa dare solo qualche dato sulla situazione che reputo drammatica in cui si trovano i giovani europei e italiani in relazione alla possibilità di avere un lavoro. Attingo ai dati Eurostat, ISTAT, ma parto dai dati europei in generale.
(vedi)giovani al di fuori della forza lavoro è come detto pari nel 2020 a 2,9 milioni su un totale di circa 46,3 milioni di persone tra i 15 ei 24 anni).
Vediamo anche il raffronto coi paesi europei quanto alla disoccupazione giovanile, dati Eurostat al 2019.
I tassi di disoccupazione giovanile più bassi sono stati osservati in Repubblica Ceca (5,4%), Germania (6,1%) e Paesi Bassi (6,9%), mentre i più alti sono stati registrati in Grecia (35%), Spagna (33%) e Italia (31,1%). L’Italia inoltre ha il tasso di occupazione giovanile più basso a livello europeo (56,3%, contro una media Ue del 76% nella fascia 25-29 anni) e il più alto tasso di giovani che non studiano e non lavorano (29,7%, media Ue 16,6%). Inoltre va considerato il tasso di abbandono scolastico che va dall’11,5% delle femmine al 15,4% dei maschi, il terzultimo peggiore in Europa.
Il nostro paese non è dunque favorevole per i giovani. La conseguenza? Oltre 320mila ragazzi e ragazze (20-34 anni) hanno lasciato l’Italia tra il 2009 e il 2018, molti dei quali senza prospettiva di ritorno. Sono cifre, tutte quelle sopra, che sembrano aride, ma rappresentano il vissuto di persone vere con i loro sentimenti, speranze e drammi reali.
Per il nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella il «lavoro che manca» è il vero nemico da sconfiggere. Per papa Francesco (vedi l’esortazione apostolica “Christus vivit”) è nel mondo del lavoro che i giovani sperimentano forme di esclusione ed emarginazione: la prima e più grave, per il Papa, è la disoccupazione giovanile, già da lui definita “un peccato sociale” e “che in alcuni Paesi raggiunge livelli esorbitanti”. “Questo non va bene, perché il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale” “Oltre a renderli poveri, la mancanza di lavoro recide nei giovani la capacità di sognare e di sperare e li priva della possibilità di dare un contributo allo sviluppo della società”.