Il Beato Don Olinto Marella

666 500 Giovanni Pallanti
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marella-buono-e1589991308732-800x601di Giovanni Pallanti · Il 4 ottobre padre Olinto Marella è stato beatificato nel giorno di San Petronio, nella sua Bologna. Padre Marella nacque il 14 giugno 1882 a Pellestrina (Venezia). Il padre era medico condotto dell’isola e morì nel 1903, lasciando la moglie Carolina de’ Bei, insegnante, con tre giovani figli. Olinto era il secondogenito. Sin dall’adolescenza manifestò il desiderio di studiare e farsi prete. La sua scelta di vita fu molto influenzata dallo zio paterno, monsignor Giuseppe M. Marella. Terminate le scuole, il giovane Olinto venne mandato a Roma a terminare gli studi all’Apollinare, l’istituto superiore di studi ecclesiastici, dove ebbe come compagno di corso Angelo Giuseppe Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII.

Ordinato sacerdote il 17 dicembre 1904, don Marella celebrò la prima messa a Pellestrina. Sacerdote intelligente, colto e con una forte propensione verso i problemi dei più poveri, gli viene assegnato l’incarico di professore nel seminario di Chioggia. Nel 1909, con l’aiuto del fratello Tullio, studente di Ingegneria, fonda il Ricreatorio Popolare a Pellestrina, dove riunisce intorno a sé i giovani più poveri dell’isola e delle altre terre emerse della laguna veneziana. Nel ricreatorio si occupava prevalentemente di cultura generale, di attività sportive e della formazione catechistica dei giovani che lo frequentavano.

Come molti sacerdoti della sua generazione, compreso Angelo Giuseppe Roncalli e don Ernesto Buonaiuti, fu accusato di Modernismo. Chi erano i modernisti? Per la Chiesa, ai tempi di San Pio X, erano degli eretici. Per coloro che comprendevano le ragioni di un necessario e rinnovato metodo di presenza della Chiesa nella storia del mondo, erano coloro che si battevano per evitare alla luce della storia, gli errori degli uomini di Chiesa, le compromissioni della Chiesa di Roma con il potere temporale, ed erano particolarmente invisi a quel clero invidioso degli studi e dei successi umani di alcuni di loro. Anche monsignor Radini Tedeschi, vescovo di Bergamo, fu insieme al suo segretario Roncalli, inquisito per Modernismo, e poi prosciolto. Don Olinto Marella ebbe in sorte, invece, un amaro destino: il 25 settembre 1909 venne sospeso a divinis con il divieto di celebrare l’Eucarestia. L’accusa principale per cui fu sospeso a divinis, era quella di aver dato ospitalità per pochi giorni, nella sua casa di Pellestrina, allo scomunicato don Romolo Murri, fondatore della prima Democrazia Cristiana, suo amico dai tempi del seminario. Don Marella si ritirò in una operosa solitudine, con la sua madre e iniziò a insegnare filosofia nei licei. Come professore di filosofia, incontrò a Rieti uno studente molto bravo, anche se di spirito ribelle: Indro Montanelli. Il grande giornalista toscano dirà in più occasioni: “Sono sicuro di avere conosciuto un santo, il mio professore di filosofia don Olinto Marella”.

Anche Enzo Biagi, bolognese d’adozione essendo nato a Lizzano Belvedere, ha fatto conoscere la figura di don Olinto Marella che, riammesso dopo 16 anni di sospensione a divinis come sacerdote nella Chiesa Cattolica, aveva fondato a Bologna la Città dei Ragazzi. Biagilogo fece vedere in televisione questo vecchio prete con la lunga barba bianca appostarsi all’uscita dei cinema più eleganti della città felsinea, per chiedere l’elemosina a favore dei ragazzi che lui curava.

Don Olinto Marella fu in quel contesto che cominciarono a chiamarlo “Padre”, proprio per la funzione che svolgeva per i suoi ragazzi, di educatore e di maestro di vita. Don Marella, morto il 6 settembre 1969, è da considerarsi uno dei primi preti di strada, tanto cari a Papa Francesco, che vorrebbe una chiesa in uscita nelle periferie delle città e accanto alle persone più disagiate. In questo consiste una delle principali missioni della Chiesa Cattolica Apostolica Romana. La beatificazione del 4 ottobre è un grande evento che esalta tutti coloro che hanno personalmente sofferto, dando interamente se stessi per il bene degli altri e la salvezza delle loro anime.

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Giovanni Pallanti

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