A scuola per educare il cuore dei giovani anche in tempo di pandemia

unnamed (1) nei suoi interventi:«Molte cose della nostra vita […] non sono state scelte da noi, eppure ci sono, sono davanti a noi, ci provocano, ci interpellano, ci chiedono qualcosa proprio adesso. E anche il nostro futuro non è pienamente sotto la nostra libertà di scelta: molte cose che accadranno, lo faranno al di là delle nostre scelte e della nostra libertà. Quindi, ci verrebbe da domandarci, che significa essere liberi davanti a qualcosa che non si è scelto? La libertà è imparare a scegliere, invece che subire, anche le cose che non abbiamo preventivato, le cose che ci sono, le cose che esistono davanti a noi. Scegliere ciò che non si è scelto». In tal senso è fondamentale aiutare i giovani ad affrontare le questioni della vita non di pancia, magari sulla scia di un’onda emotiva generalizzata e fatta di slogan retorici, né solo di testa, ma di cuore, intendo quest’ultimo secondo il senso biblico in base al quale esso indica tutta la persona nell’unità della sua coscienza, della sua intelligenza, della sua volontà. Già la volontà. Fatto salvo quanto scrive don Epicoco sul nostro raggio possibile d’azione, è importante comunicare alle nuove generazioni che possiamo uscire migliori da certe situazioni solo se lo vogliamo davvero. “Andrà tutto bene” non per un destino indeterminato, ma se anche ognuno di noi farà in maniera responsabile la propria parte. In quest’anno scolastico entrerà in vigore in forma obbligatoria l’insegnamento dell’educazione civica in tutti i gradi dell’istruzione, a partire dalle scuole dell’infanzia. Sarebbe bello, a mio avviso, che questa materia non risultasse solo un altro adempimento scolastico, ma fosse una vera opportunità per far riflettere studenti e studentesse su tanti temi dall’alto valore formativo proprio come il Bene comune, il senso di responsabilità o sul fatto sempre attuale che:«La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia» (Gandhi).