Reliquie di San Pietro a Costantinopoli
, in questo cammino continuo, le nostre divergenze non siano d’intralcio alla nostra comune testimonianza e alla nostra missione evangelizzatrice al servizio di una famiglia umana che è oggi tentata di costituire un futuro puramente secolare, un futuro senza Dio. Il Patriarca Bartolomeo ha risposto a questo dono con un’intervista rilasciata all’«Osservatore romano» del 15 settembre. Il Patriarca ha esordito considerando questo regalo un vero tesoro e indica tre significati profondi di questo gesto. Il primo è che l’arrivo delle reliquie del santo apostolo Pietro nella sede del Patriarcato ecumenico a Costantinopoli è una benedizione in sé. San Pietro è una figura centrale di santità perché è apostolico e per molti aspetti vicino a tutti i cristiani, è l’apostolo della confessione, ma anche del rinnegamento. San Pietro è il testimone della risurrezione, segno di speranza per tutti i credenti. Il secondo significato – annota Bartolomeo – consiste nella memoria della fratellanza che unisce San Pietro e Sant’Andrea. Allo stesso modo in cui i due apostoli sono fratelli secondo la carne, così le Chiese di Roma e di Costantinopoli sono sorelle. Il terzo significato è più ecumenico e si riferisce alla ricerca dell’unità e della comunione. Il dono di Papa Francesco – osserva il Patriarca – è una nuova pietra miliare sulla via del riavvicinamento, un passo cruciale nel dialogo della carità avviato più di cinquant’anni da Paolo VI e da Atenagora. Un dialogo che oggi è posto sotto la benedizione dall’apostolo Pietro. Bartolomeo ha infine voluto rammentare le parole dell’apostolo che in queste circostanze assumono una dimensione molto particolare: «Amatevi, intensamente di vero cuore, gli uni gli altri, rigenerati non da un seme corruttibile ma incorruttibile, per mezzo della parola di Dio viva ed eterna» (1 Pt 1,22).