La fede di Abramo: (2) la Lettera ai Romani
Ora, seguire il pensiero di Paolo non è mai stato semplice: basta dire che egli usa la parola “Legge” con diverse accezioni: può così parlare delle Scritture dell’Antico Testamento («la Legge e i Profeti», o soltanto la «Legge»).
Paolo così continua: «che diremo di Abramo, nostro progenitore secondo la carne? Che cosa ha ottenuto? Se infatti Abramo è stato giustificato per le opere, ha di che gloriarsi, ma non davanti a Dio. Ora, che cosa dice la Scrittura? Abramo credette a Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia» (Rom 4,1-3).
Invece Abramo, secondo Paolo, è l’esponente della fede pura: egli credette in Dio. Scrive ancora l’apostolo: «noi diciamo infatti che la fede fu accreditata ad Abramo come giustizia. Come dunque gli fu accreditata? Quando era circonciso (cf. Gen 17,24) o quando non lo era? Non dopo la circoncisione, ma prima. Infatti, egli ricevette il segno della circoncisione come sigillo della giustizia, derivante dalla fede, già ottenuta quando non era ancora circonciso. In tal modo egli divenne padre di tutti i non circoncisi che credono, cosicché anche a loro venisse accreditata la giustizia ed egli fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non solo provengono dalla circoncisione ma camminano anche sulle orme della fede di nostro padre Abramo prima della sua circoncisione» (Rom 4,9b-12).
Davanti alla rilettura giudaica, contemporanea a Paolo, circa la fede che diventa paradossalmente un atto che merita ricompensa (così in Filone: 20 a.C. – 45 d.C.) e così mette in secondo piano l’azione totalmente gratuita di Dio («eredi … si diventa in virtù della fede, perché sia secondo la grazia»), l’apostolo afferma con forza che Abramo «credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: Così sarà la tua discendenza (Gen 15,5)» (Rom 4,18).
Proprio la virtù della speranza («saldo nella speranza contro ogni speranza», principio così caro a Giorgio La Pira) diviene il centro del cammino del popolo di Dio, dall’Israele antico alla comunità dei discepoli del Signore, al di là di una visione esclusivamente centrata sul presente, cara per esempio allo stoicismo.
Per questo da Abramo si passa a ciascuno di noi: se infatti, Abramo «di fronte alla promessa di Dio non esitò per incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento. Ecco perché gli fu accreditato come giustizia. E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato, ma anche per noi, ai quali deve essere accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, il quale è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione» (Rom 4,20-25).
Abramo è perciò alla base della nostra fede, nella certezza, salda come roccia, della risurrezione del Cristo, centro di tutta la storia come di ciascuno di noi e di tutti gli uomini.