Jeffrey Sachs e l’impegno per la tutela del creato
Sulla lotta alla povertà Sachs ha ricordato come la Chiesa cattolica ne sia maestra nei tempi moderni a partire dall’enciclica di Leone XIII, Rerum Novarum. La Chiesa infatti insegna che un’economia di mercato può essere sia efficiente che promotrice della libertà, ma che il mercato deve operare entro confini morali. I diritti di proprietà non sono inviolabili. Devono rispettare la dignità umana e le esigenze economiche. La ricchezza privata non deve abusare dei poveri o dell’ambiente. La Chiesa indica la dottrina della destinazione universale dei beni: la terra e le sue risorse appartengono a tutti, per soddisfare i bisogni di tutti, non solo i capricci dei ricchi e dei potenti.
Oggi il tema è appassionatamente sostenuto da papa Francesco che Sachs considera “ il leader morale più importante del mondo. Porta su di sé gli insegnamenti sociali della Chiesa, il suo personale splendore e una incredibile ispirazione pastorale. Raggiunge i poveri e loro lo seguono” Non è un caso però, per l’economista americano, che molti ricchi nel mondo e specialmente negli Usa siano critici verso il papa. Oggi occorre quindi ristabilire un quadro morale per l’economia e la politica contrastando quella che Sachs definisce la filosofia de “l’avidità buona” che da decenni ha provocato l’attuale crisi morale. Occorre dunque una nuova filosofia morale e nuovi modi di orientare la vita economica e politica. Solo così gli Obiettivi di sviluppo sostenibili, indicati nel 2015 dall’ ONU e dall’accordo di Parigi, saranno realizzabili e fattibili.
Come già sostenuto il 14 settembre in un’intervista condotta da Paolo Conti, nel Corriere della Sera, Jeffrey Sachs ritiene che occorra “costruire istituzioni politiche ed economiche che siano giuste, partecipative e veritiere, invece che società ed economie corrotte da grandi somme di denaro e ideologie dannose: come il nazionalismo estremo e il razzismo. Abbiamo soprattutto bisogno di istituzioni regionali solide, a cominciare da un’Unione europea forte e unita, di una cooperazione globale all’ombra della Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione universale dei diritti umani. Sfortunatamente gli Stati Uniti sono caduti in una trappola della corruzione corporativa della politica americana”. Ha aggiunto poi che l’uomo moderno “Dovrà imparare a domare l’ avidità e la brama di potere. Aristotele ci ha già detto questo 2.300 anni fa: aveva ragione e non era un ingenuo. Papa Francesco ce lo ricorda di nuovo[…]Dobbiamo superare la nostra terribile tendenza a odiare “l’altro” per poter cooperare a livello globale. Non sono semplici banalità ma approcci fattibili e pratici per un mondo che condivide bisogni comuni. Come ha scritto Papa Francesco in Laudato Si’: “L’interdipendenza ci obbliga a pensare a un mondo con un piano comune”.
Si deve quindi ricordare il messaggio di Francesco del 1° settembre per la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato. Il papa ha ricordato che “Dio, che offre all’uomo il creato come dono prezioso da custodire. Tragicamente, la risposta umana al dono è stata segnata dal peccato, dalla chiusura nella propria autonomia, dalla cupidigia di possedere e di sfruttare. Egoismi e interessi hanno fatto del creato, luogo di incontro e di condivisione, un teatro di rivalità e di scontri. Così si è messo in pericolo lo stesso ambiente, cosa buona agli occhi di Dio divenuta cosa sfruttabile nelle mani dell’uomo. Il degrado si è accentuato negli ultimi decenni”. Francesco ha così continuato: ”Alla radice, abbiamo dimenticato chi siamo: creature a immagine di Dio (cfr Gen 1,27), chiamate ad abitare come fratelli e sorelle la stessa casa comune. Non siamo stati creati per essere individui che spadroneggiano, siamo stati pensati e voluti al centro di una rete della vita costituita da milioni di specie per noi amorevolmente congiunte dal nostro Creatore”. Ha poi invitato “fortemente i fedeli a dedicarsi alla preghiera in questo tempo, che da un’opportuna iniziativa nata in ambito ecumenico si è configurato come Tempo del creato: un periodo di più intensa orazione e azione a beneficio della casa comune […]È l’occasione per sentirci ancora più uniti ai fratelli e alle sorelle delle varie confessioni cristiane. Penso, in particolare, ai fedeli ortodossi che già da trent’anni celebrano la Giornata odierna. Sentiamoci anche in profonda sintonia con gli uomini e le donne di buona volontà, insieme chiamati a promuovere, nel contesto della crisi ecologica che riguarda ognuno, la custodia della ‘rete della vita’ di cui facciamo parte. È questo il tempo per riabituarci a pregare immersi nella natura[…]Nel silenzio e nella preghiera possiamo ascoltare la voce sinfonica del creato, che ci esorta ad uscire dalle nostre chiusure autoreferenziali per riscoprirci avvolti dalla tenerezza del Padre e lieti nel condividere i doni ricevuti. In questo senso possiamo dire che il creato, rete della vita, luogo di incontro col Signore e tra di noi, è «il social di Dio»”
Importante il richiamo fatto dal papa ai fratelli ortodossi. Infatti sono 30 anni le chiese ortodosse celebrano il 1 settembre. Infatti questa giornata ecumenica è iniziata sotto gli auspici della Chiesa Ortodossa di Costantinopoli e da allora è stata accolta da cattolici, anglicani, luterani, evangelici e altri membri della famiglia cristiana in tutto il mondo. Bartolomeo -il Patriarca di Costantinopoli- è conosciuto nel mondo come il “Patriarca verde”, proprio per il suo impegno ormai decennale a favore dell’ambiente e della protezione dei mari. Quest’anno ha ribadito la necessità di un’azione corale mondiale: “Il problema ecologico rivela che il nostro mondo costituisce una unità, che i nostri problemi sono mondiali e comuni. Per affrontare i pericoli è necessaria una mobilitazione multilaterale, una convergenza, una collaborazione, una cooperazione”.
Ricordo infatti che inondazioni, tempeste, incendi, siccità potrebbero costringere duecento milioni di persone ogni anno a dover far affidamento agli aiuti umanitari per sopravvivere, se non verranno prese contromisure adeguate per combattere il climate change: è la stima elaborata dalla Federazione internazionale della Croce rossa e della Mezzaluna rossa (Ifrc) in un rapporto diffuso il 19 settembre a New York.