Un ecologismo umanistico
di Alessandro Clemenzia • «Come l’ecologia integrale mette in evidenza, gli esseri umani sono profondamente legati gli uni agli altri e al creato nella sua interezza. Quando maltrattiamo la natura, maltrattiamo anche gli esseri umani». Queste parole sono state pronunciate da Papa Francesco nel suo messaggio in occasione della giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, celebrata lo scorso 1 settembre.
Dei numerosi spunti che possono essere rintracciati in questo discorso, ciò che vorrei qui mettere in luce è, non soltanto la centralità dell’uomo sul creato, ma soprattutto la centralità di Dio in una visione chiaramente antropologica della creazione. Ed è proprio all’interno di questa logica che si è collocata l’omelia di Padre Cantalamessa, predicatore della casa pontificia, nella liturgia dei vespri in quella medesima occasione nella Basilica di San Pietro.
Non si tratta di un mero trionfalismo antropologico sulla creazione: «La sovranità dell’uomo sul cosmo non è dunque trionfalismo di specie, ma assunzione di responsabilità verso i deboli, i poveri, gli indifesi». Questa dimensione comunionale e relazionale dell’uomo sin dalla sua creazione fa sì che un’esistenza chiusa agli altri, e cioè all’insegna di ogni forma, piccola o grande, d’egoismo da parte di qualsiasi persona altro non sia che un vivere in modo incompleto la propria umanità.
L’incarnazione tuttavia, ecco lo snodo centrale della riflessione di Cantalamessa, «non dice soltanto “che Dio si è fatto uomo”, ma anche “che uomo si è fatto Dio”: cioè, che tipo di uomo ha scelto di essere: non ricco e potente, ma povero, debole e indifeso. Uomo e basta!». E conclude: «Il modo dell’incarnazione non è meno importante del fatto».
Non siamo davanti a un discorso moralistico che richiama l’attenzione del credente sull’importanza del rispetto quotidiano della natura, ma a un recupero di un “ecologismo umanistico”: «un ecologismo, cioè, che non è fine a se stesso, ma in funzione dell’uomo, non solo, naturalmente, dell’uomo di oggi, ma anche di quello del futuro». Un ecologismo, in altre parole, che, a partire dalla creazione, recupera la grandezza dell’uomo, e, affermando la grandezza dell’uomo, diventa simultaneamente (e ontologicamente, in Cristo) espressione della grandezza di Dio.