di Giovanni Campanella · A fine settembre 2019, la casa editrice Piemme ha pubblicato un libro intitolato Sul confine. Incontri che vincono le paure. Il libro raccoglie riflessioni di natura politica, religiosa, sociale e personale, scritte da S.E. mons. Nunzio Galantino e pubblicate per oltre due anni nella rubrica Testimonianze dai confini da lui curata all’interno de «Il Sole 24 Ore». Tali riflessioni sono raggruppate per temi e ad ogni tema corrisponde più o meno un capitolo, anche se in realtà la delimitazione non è così netta e i temi si intersecano spesso.
Dopo la laurea in Filosofia e il dottorato in Teologia dogmatica, Galantino ha insegnato in scuole superiori pubbliche e presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale (sezione San Luigi), a Napoli.
«All’attività di docenza e di ricerca ha sempre unito il servizio pastorale, come parroco in Cerignola e come vescovo, dal 2012, a Cassano all’Jonio. Nel 2014 papa Francesco lo ha nominato Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana. Dal 26 giugno 2018 è Presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica. È autore di saggi di carattere teologico e antropologico e collaboratore di numerose riviste. Per «Il Sole 24 Ore» firma la rubrica Abitare le parole e, fino al 2018, ha curato la rubrica Testimonianze dai confini» (terza di copertina)
L’incontro tra diversi è il tema che fa da filo rosso e percorre tutto il libro. Galantino suggerisce che la potenza sprigionata da questo incontro fa sì che siano gli stessi confini a essere il centro di tutta la società.
Il libro è stato scritto prima della pandemia da COVID-19. Tuttavia, considerando il tempo di grave difficoltà in cui il virus ci ha collocati, l’invito dell’autore ad aprirsi all’altro si fa ancora più attuale e pressante: cercare di risolvere certi problemi da soli è arduo, a volte impossibile e disattende forse una chiara chiamata all’unione e ad uscire dall’individualismo. I segni dei nostri tempi sembrano palesare questa chiamata.
Siamo tutti sulla stessa barca. Erigere muri è inutile e dannoso. Siamo tutti “mendicanti di senso”, come suggerisce Galantino riprendendo il titolo di un recente libro di don Luigi Verdi, fondatore della Comunità di Romena.
Occuparsi dei margini non significa soltanto interessarsi dei lontani in senso strettamente spaziale. Significa anche interessarsi di tutte le vite trascurate perché ritenute “non vite”. Così Galantino dedica una serie di riflessioni anche ai temi di inizio e fine vita, ai temi dell’aborto e dell’eutanasia, toccando le vicende di Alfie Evans, Charlie Gard e Fabiano Antoniani (Dj Fabo).
Come intuibile, grande spazio in tutti i capitoli è dato al tema dei profughi e dei migranti in genere, passando dall’isola di Lesbo, dalla Siria, dal Libano, dalla Giordania, dall’Iraq. L’autore ripercorre storie di rifiuto ma anche di accoglienza reciproca.
A metà del libro, si cita un curioso test fatto sul DNA di 67 volontari provenienti da tutto il mondo. Una curda scoprì di avere discendenze turche. Il 32% del DNA di un’islandese provenivano da Italia, Spagna e Grecia e alcune tracce provenivano dall’Europa dell’Est. Una donna francese scoprì di avere origini inglesi. Seguono altri esempi simili. Può forse essere un esperimento un po’ cervellotico e problematico. Può però anche essere un piccolo segno della grande fratellanza che percorre tutta la Terra e che annichilisce il senso di certe contrapposizioni che purtroppo adesso vanno molto di moda.
La politica deve fare la sua parte nella auspicabile dinamica di integrazione reciproca. La grande opera di unione dell’Europa è un meraviglioso miracolo dopo secoli di guerre sanguinose. E non è vero che tutti i politici sono destinati a corrompersi. Esistono dei floridi esempi del passato, da ricordare. A tal proposito, Galantino dedica dei piccoli sotto-capitoli a Giorgio La Pira, Alcide De Gasperi e Aldo Moro.