Nella Rete digitale per essere pescatori di uomini
una scelta, a mio parere, metodologicamente corretta, sia dal punto di vista teologico che educativo. Scriveva don Tonino Bello:«Noi pensiamo che si nasca uomini, invece uomini si diventa. Farsi uomo è tutto un programma che va svolto con pazienza. Che richiede i suoi tempi. Che non può essere bruciato con riassunti superficiali, o abbreviato con scorciatoie di comodo». Aiutare i giovani a farli vivere in profondità tutta la loro umanità: mi sembra questo uno degli obiettivi che si pone Ravagnani. Allo stesso tempo egli non si limita a fare della psicologia o della sociologia. Lo sguardo sulle varie questioni è uno sguardo di fede, è quello di colui che sa che «Cristo […], proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione» (GS 22).
Nei giorni in cui veniva beatificato Carlo Acutis, sui media è apparsa la notizia di una ragazza di diciotto anni morta per overdose di eroina. Due vite brevi, ma vissute in maniera totalmente diversa. Il grido, troppe volte inascoltato, di ragazzi e ragazze disperate, il loro sconvolgente “cupio dissolvi” interpella ed accusa il mondo distratto degli adulti. Ma questo è il tema di un altro articolo.