Liliana e Papa Francesco, una diga contro l’antisemitismo

Questo “affresco” conferma dunque quanto cammino e quanto lavoro ci sia ancora da fare per la costruzione di una memoria collettiva salda sulla tragedia immane della Shoah operata da nazismo e fascismo.

Papa Francesco ne è consapevole e per questo non si stanca, appena gli si presenta l’occasione, di invitare cristiani ed ebrei a seminare pace, a coltivare insieme il terreno della fraternità soprattutto di fronte alle “barbare recrudescenze di antisemitismo”, a combattere ogni manifestazione di razzismo e odio delle minoranze, a reintegrare chi è emarginato, a sostenere chi è scartato. Perchè accomunati dal desiderio “di rendere il mondo un luogo migliore nel rispetto della dignità umana, una dignità che spetta a ciascuno in ugual misura indipendentemente dall’origine, dalla religione e dallo status sociale. È tanto importante educare alla tolleranza e alla comprensione reciproca, alla libertà di religione e alla promozione della pace sociale”. A preoccupare il Papa è l’indifferenza egoista per cui “interessa solo quello che fa comodo a se stessi”, quando le cose vanno male si scatena la rabbia, la cattiveria, si offre il fianco “ai particolarismi e ai populismi”: terreni sui quali cresce rapidamente l’odio. Parole condivise da Liliana Segre, che le ha fatte sue e scandite più volte a Rondine, affinchè “ nulla vada dimenticato dei fatti orribili e indicibili che sono accaduti ad Auschwitz e negli altri campi di sterminio”. Parole scolpite anche nel bel volume “Ho scelto la vita. Rifiutai la vendetta e così diventai donna di pace”, distribuito nei giorni scorsi gratuitamente con il “Corriere della Sera”. Facciamone tutti tesoro.