di Andrea Drigani • Il tema della «fratellanza umana» è stato richiamato di recente, attraverso documenti e riflessioni, anche in ordine alla promozione del dialogo interreligioso. L’argomento, tuttavia, ha degli antecedenti nel magistero di San Paolo VI, che è assai opportuno rammentare. Papa Montini nel Radiomessaggio natalizio del 22 dicembre 1964 esordiva con un augurio di fratellanza. «Di fratellanza, uomini che ci ascoltate; di fratellanza più vera, più operante, più universale di quella che già unisce gli uomini fra loro». Paolo VI osservava che Cristo fattosi uomo per noi e nostro maestro, ci aveva già insegnato dalle pagine, non mai pienamente comprese, non ancora universalmente applicate, del suo Vangelo: «Voi siete tutti fratelli» (Mt 23,8): cioè uguali, cioè solidali, cioè obbligati a riconoscere in ciascuno riflessa l’immagine dello stesso Padre celeste e a promuovere scambievolmente il raggiungimento dei medesimi destini: la pienezza umana e la figliolanza divina per la grazia, in questa vita, la beatitudine eterna nella vita futura. Oggi – proseguiva Papa Montini – la fratellanza s’impone; l’amicizia è il principio di ogni moderna convivenza umana. Invece di vedere nel nostro simile l’estraneo, il rivale, l’antipatico, l’avversario, il nemico, dobbiamo abituarci a vedere l’uomo, che vuol dire un essere pari al nostro, degno di rispetto, di assistenza, di amore. Bisogna che cadano le barriere dell’egoismo e che l’affermazione di legittimi interessi particolari non sia mai offesa per gli altri né mai negazione di ragionevole socialità. Bisogna che la democrazia – diceva ancora Paolo VI – a cui oggi si appella la convivenza umana, si apra ad una concezione universale, che trascenda i limiti e gli ostacoli ad un’effettiva fratellanza. Papa Montini rilevava che queste concezioni, purtroppo rischiavano di essere facilmente caduche. La via del vero progresso è faticosa e incerta. La resistenza umana nella ricerca dell’ottimo conosce scoraggianti flessioni. L’uomo è instabile. La conquista della verità è ardua. Il bene è difficile. L’odio è più forte dell’amore. Paolo VI volle indicare, sia pur fugacemente, alcune forme nelle quali si manifesta l’opposizione alla fratellanza tra gli uomini. Prima di tutto il nazionalismo, che divide i popoli opponendoli gli uni agli altri, alzando fra loro barriere di contrastanti ideologie, di psicologie chiuse, di interessi esclusivi, di ambizioni autarchici, quando non sia di avidi e prepotenti imperialismi. Altro ostacolo, tra gli altri, alla fratellanza umana, rinascente anch’esso, era – per Paolo VI – il razzismo che separa e oppone le differenti stirpi componenti la grande famiglia umana, creando orgogli, diffidenze, esclusivismi, discriminazioni, e talora oppressioni a danno del reciproco rispetto. Qualcuno potrebbe chiedersi – annotava inoltre Papa Montini – se anche la religione non fosse un motivo di divisione tra gli uomini. A tal riguarda rilevava che la religione, compresa quella cattolica, è un elemento di distinzione fra gli uomini com’è la lingua, la cultura, l’arte, la professione, ma non è per sé elemento di divisione. E’ vero che il cristianesimo – aggiungeva – per la novità di vita che porta al mondo, può essere motivo di separazioni e di contrasti, derivante da ciò che di bene conferisce all’umanità. Ma non è suo genio lottare contro gli uomini; per gli uomini, se mai, nella difesa di quanto è in essi sacro e insopprimibile, l’aspirazione fondamentale a Dio, e il diritto di manifestarla all’esterno nelle forme dovute del culto. La verità rimane ferma – concludeva Paolo VI – e la carità ne irradia il benefico splendore. Questo è più che mai il programma nostro, convinti come siamo che il mondo ha bisogno di amore, ha bisogno di superare in se stesso i vincoli dell’egoismo, ha bisogno di aprirsi a sincera, progrediente, universale fratellanza. Questi insegnamenti di San Paolo VI, per la loro attualità, potranno essere estremamente utili e proficui per un’ulteriore comprensione e sviluppo della «fratellanza umana».