di Carlo Nardi • Ci sono, come dire? schegge natalizie in quaresima. Penso alla festa di san Giuseppe e all’Annunciazione, e ambedue ben congiunte nel bambin Gesù. E poi, circa Giuseppe, c’è un antico racconto che ne tratteggia specialmente la morte: La storia di Giuseppe il falegname, scritta probabilmente nel quarto secolo, che mi accingo a delineare.È l’ora dell’agonia, e Gesù è al capezzale del padre e ne avverte l’agitazione. Più volte il padre putativo invoca per nome di Gesù. Giuseppe confessa: chiede perdono per le perplessità di fronte alla giovane Vergine madre. Ma il Signore lo conforta. Segue l’ineluttabilità della morte, e Maria si accorge che il vecchio è alla fine. Quei momenti sono scanditi da gesti di tenerezza. Gesù tieni strette le mani del babbo. D’altra parte, non sono più parole, ma sospiri, e a sua volta Cristo vuole attorno a sé i suoi più cari.
Non di meno sono in atto altre presenze, a lor modo potenti, e oscure, demoniache e disperate e disperanti. A queste si oppongono gli arcangeli Michele e Gabriele. Più intensa è l’angoscia, ma più che mai il Signore scaccia le forze infernali, e l’anima del giusto è tra gli angeli in cielo.
Che dire di questa storia giunta a noi in lingua copta dall’Egitto cristiano? Si tratta di una umanità intrisa di desideri e di vicinanze. Non manca una tremenda serietà, per cui dipende la nostra salvezza eterna. E ancora penitenza e preghiera, e gesti liturgici e spontanei, e in fine l’invocazione del nome di Gesù per una preparazione a un buona morte. E c’è il caso che dall’antico testo provenga un grappolo di giaculatorie, imparate in casa o alla dottrina: Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l’anima mia. Gesù, Giuseppe e Maria, assisteteci nell’ultima agonia. Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l’anima mia.
Mi presi a considerare il suddetto apocrifo, quando mons. Andrea Drigani, allora priore della Parrocchia di San Giuseppe (Via delle Casine), mi invitò a dir qualcosa sul Santo e i frutti della sua paternità. Qualche tempo dopo pensai a qualcosa si scritto: ‘La storia di Giuseppe il falegname’. Fra nascita, morte e risurrezione (in Giornale di Bordo di storia, letteratura ed arte serie terza 3 [1998], pp. 56-62; 4 [1999], pp. 68-75; cf. Id., Agonia. Note per la storia di un’esperienza umana, in Vivens homo 7 [1996], pp. 293-316).
E quando ho l’occasione di entrare nella Pieve di San Martino a Sesto Fiorentino, mi reco sempre al lato sinistro dov’è una cappella che accoglie un’ampia pittura, seicento o settecento? con un San Giuseppe agonizzante, attorniato da Gesù e da Maria. E la figurazione spiega quel che si legge dell’antica storia.