La dimensione «pneumatofora» della sinodalità

papa_francesco_vescovi_1_lapresse1280di Alessandro Clemenzia Siamo ormai lontani dal pensare la sinodalità della Chiesa come un’utopia teologica o un programma pastorale da adempiere per ottenere il prima possibile delle efficaci trasformazioni infrastrutturali ecclesiali. La Chiesa, infatti, si scopre sinodale nell’essere costantemente orientata, talvolta anche con fatica, verso un camminare insieme “pneumatoforo”, capace cioè di accogliere, portare e ridonare quello Spirito che ha ricevuto e costantemente riceve dalla presenza del Risorto. Si potrebbe affermare che la Chiesa è sinodale nell’evento stesso del suo sinodalizzarsi: è in questo processo dinamico che essa può prendere una sempre più chiara consapevolezza della sua natura e della sua missione.

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La sinodalità, ribadisce il Papa, non è un sistema di maggioranza parlamentare, da cui scaturirebbe “una Chiesa congregazionalista”, ma ha a che fare con il “contemplare”, il “comprendere” e il “servire”. Non solo, essa è particolarmente legata alla presenza e all’azione dello Spirito Santo: «Sinodo è camminare insieme sotto l’ispirazione e la guida dello Spirito Santo», Colui che di molti fa uno e fa sì che ciascuno possa esprimere in sé il tutto senza per questo perdere la propria identità. Non esiste, dunque, alcuna minoranza perdente, poiché quest’ultima deve essere assunta e sentirsi realmente espressa dalla maggioranza. Questa logica è ben lontana da ogni tentativo di “democratizzazione” della Chiesa.

È lo Spirito Santo, secondo Francesco, il vero attore principale dell’evento sinodale, tanto che – sottolinea il Papa in modo molto significativo – l’Instrumentum Laboris, che è il frutto di un attento e rigoroso lavoro previo al Sinodo ad opera di numerosi esperti, non è il testo su cui si vuole far convergere il maggior numero di consensi, ma è «un testo martire, destinato ad essere distrutto, perché è il punto di partenza per quello che lo Spirito farà in noi». Compito del Sinodo, dunque, è quello di lasciare che lo Spirito possa esprimere se stesso liberamente.

Un ultimo aspetto toccato dal Papa in questo discorso di apertura è che la grandezza di un Sinodo, proprio in quanto si tratta di un “evento”, deve essere colta nella sua tensione dinamica e processuale: «Stare nel Sinodo significa incoraggiarsi ad entrare in un processo», e non un semplice occupare spazi. Da queste parole scaturisce implicitamente un invito rivolto a tutti i cristiani, e in particolare ai teologi, a evitare di perdersi in toni polemici per raggiungere obiettivi ipotetici, e a godere maggiormente di ciò che avviene lungo la strada, in particolare il sinodalizzarsi della Chiesa.