La Chiesa cinese e le ordinazioni episcopali illegittime
Detto per transennam, il problema delle ordinazioni episcopali illegittime va ben oltre l’area geografica cinese se teniamo presente quale incidenza abbiano avuto anche i regimi comunisti soprattutto dell’Europa orientale in questo specifico ambito della vita della Chiesa. Il fenomeno delle ordinazioni episcopali illegittime ha trovato terreno fertile anche nella Chiesa scismatica tradizionalista e ultratradizionalista nota con il nome di “sedevacantista”. Inoltre, è ancora viva la memoria di quattro ordinazioni episcopali illegittime ad opera di mons. Emmanuel Milingo, ma con motivazioni per lo più legate alla sua vita personale.
Nel decennio successivo la rivoluzione culturale portò alla repressione di ogni aspetto della vita religiosa fino alla proibizione delle sacre ordinazioni in tutti i gradi, da qui la concessione fatta dalla Santa Sede di speciali facoltà riguardo alle ordinazioni episcopali clandestine.
La lettera di Benedetto XVI apportò un significativo progresso nella relazione con il governo cinese addivenendo a un accordo che avrebbe consentito caso per caso di decidere su una ordinazione episcopale. Nonostante ciò, tra il 2010 e il 2011 ci furono altre tre ordinazioni episcopali senza il consenso della Santa Sede e, ancora, altre ordinazioni illegittime.
Fu in questo contesto che il 6 luglio 2011 il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi emanò la Declaratio de recte applicando can. 1382 CIC (Communicationes 43(2011)30-33) sciogliendo definitivamente il dubbio circa la responsabilità penale fino a estendere la sanzione della scomunica latae sententiae riservata alla Sede Apostolica anche ai vescovi co-consacranti in un’ordinazione episcopale senza mandato pontificio.
Ci riproponiamo in altro momento di approfondire l’argomento circa le conseguenze giuridiche delle ordinazioni episcopali illegittime e la loro eventuale non validità.