di Carlo Nardi • Memoria liturgica di san Pio X, 21 agosto. Che dire succintamente alla messa feriale per lo più a nonne preoccupate di andare quanto prima a badare ai nipotini? Ho lasciato spesso e volentieri all’orazione colletta che apre la messa con l’ad tuendam catholicam fidem il “difendere” appunto “la fede cattolica”: a maggior ragione, se quelle parole sono in una preghiera della liturgia, il destinatario della stessa che è il Padre eterno darà il modo di sbrigare tali faccende. Sempre se Lui vuole e come vuole.
Talvolta ho accennato all’importanza data dal pontefice al canto del popolo, come mette in risalto l’attuale breviario della ricorrenza a mattutino: un invito alla massima partecipazione dell’assemblea liturgica, sancita dal Concilio e ancora, a Firenze, nel Sinodo diocesano dei primi anni novanta.
Però due o tre anni fa ricordai d’aver letto una confidenza raccontata da Renato Fucini che mi era molto piaciuta. Riporto tratti da un suo breve racconto dal titolo Papa Pio X a un’udienza in Vaticano:
«Nella vasta sala, gran silenzio. A un cenno di un usciere ci mettemmo tutti in ginocchio giro giro alle pareti e, pochi momenti dopo, compariva la bianca figura di Pio X. Pareva stanco, pareva quasi malato. […]. E si inoltrò lentamente, porgendo la mano al bacio. Alcuni gli dissero qualche parola. Gli avrei voluto dire qualcosa anch’io: ma non ebbi il coraggio. Ma non ebbi coraggio. […]. Guardavo quel viso dolente, avvizzito dai miasmi della serra, pensavo all’abatino di Riese, pensavo all’umiltà della sua origine, pensavo alle sue semplici abitudini di campagnolo e deploravo di vederlo, quasi prigioniero, fra le faccie immobili e fredde di due principi della Chiesa, che gli stavano ai fianchi …[…] Ah, «meglio era sposar te, bionda Maria!» (Giosué Carducci, Idillio maremmano, 33, in Rime nuove, V, 68, p. 666). Ah, meglio, meglio anche per te, don Giuseppe Sarto, una bella pievania sulle verdi pendici dei colli Euganei; e dì, o nel canto del fuoco se d’inverno, o fuori al vento se s’estate, fumare beatamente la tua grossa pipa di radica, e vuotare la pace del tuo cuore nel cuore dei tuoi popolani che ti avrebbero adorato. Oh, quanto quell’ambiente sarebbe stato meglio intonato con la tua larga e bella faccia di galantuomo!
Baciandogli la mano stanca, provai un senso che più dolce non avrei potuto provare se avessi baciato quella d’un vecchio zio buono e infelice (in R. Fucini, Acqua passata, in Tutti gli scritti. Con introduzione di Piero Bargellini, Milano senza data, p. 685).»
Introdussi brevemente e lessi. Poi, seduto, una pausa pensosa: “Che mi sarò lasciato prendere dal gusto della letteratura?” mi domandavo. Offertorio: mi alzo e vo all’altare, dubbioso, con una “difesa della fede cattolica” tutta tra me e me. Anche compunto? Tra sì e no.
Quest’anno leggevo sistematicamente il Diario di papa Giovanni. Giuseppe Roncalli, prete novello, si racconta in una udienza dal papa Pio X, agosto 1904:
«[…] il Papa giunse […]. Io gli parlavo in ginocchio: gli dissi che ero lieto di umiliare ai suoi piedi i sentimenti che al mattino avevo durante la prima messa, sulla tomba di san Piero, e glieli esposi brevemente, così come potei.
Il Papa allora, rimanendo sempre chinato e ponendomi la mano sulla testa, quasi parlandomi all’orecchio, mi disse: «Bene, bene, figliuolo … così mi piace, ed io pregherò il Signore perché specialmente benedica questi suoi buoni propositi» […]. Mi benedisse e mi diede la mano da baciare. Poi passò innanzi, parlò con altri […]; ma subito , quasi seguendo il corso del suo pensiero, tornò a me, mi chiese quando sarei giunto a casa e dettogli: «Per il dì dell’Assunta», «Oh, chissà che festa – ripigliò – lassù a quel suo paesello (prima mi aveva domandato qual fosse) e quelle belle campane bergamasche chissà che sonare [sonate?] in quel giorno!…». E proseguì il suo giro sorridendo …» (Giovanni XXIII, I doni del cuore da “Il Giornale dell’Anima” e altri scritti ai familiari, a cura di Loris Francesco Capovilla, Cinisello Balsamo 2000, p. 30).»
Tra le due memorie somiglianze ci sono e, dopo la lettura delle parole di san Giovanni XXIII, il Fucini sembra ci abbia azzeccato nel delineare san Pio X: il sor Renato in compagnia dei due santi! E mi balugina nella mente, col sorriso sulle labbra, “santo subito” … Uh! «Scherza coi fanti e lascia stare i santi».