La vicinanza come stile di Dio

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di Alessandro Clemenzia · Ogni istituzione carismatica che voglia definirsi realmente “ecclesiale” non può fare a meno di cercare in colui che incarna l’unità della Chiesa, vale a dire il Papa, un punto di orientamento per vivere appieno il proprio carisma nelle coordinate della storia.

Al termine dell’Assemblea generale del Movimento dei Focolari, svoltasi tra i mesi di gennaio e di febbraio scorsi, che ha visto tra l’altro l’elezione di Margaret Karram, seconda Presidente dopo la morte della fondatrice (Chiara Lubich), Papa Francesco ha convocato in udienza i partecipanti assembleari (6 febbraio 2021). Ancora più importante delle parole proferite dal Pontefice è l’evento stesso, che mostra come un carisma possa trovare nel Successore di Pietro quell’unità e quella cattolicità che devono caratterizzare ogni esperienza ecclesiale. Proprio in quell’occasione, il Papa si è focalizzato su tre punti: la fedeltà creativa, l’importanza della crisi e l’assunzione, personale e comunitaria, dello stile di Dio.

Francesco ha parlato di “fedeltà dinamica e creativa” che deve caratterizzare il Movimento: come un albero che, avendo radici ben fisse, cresce in costante dialogo con la realtà. Ogni esperienza carismatica, infatti, è chiamata a rimanere sempre fedele allo spirito della fondazione per saper interpretare i segni e i bisogni dei tempi in cui vive, nella costante apertura alla novità e in dialogo con tutti. Apertura e dialogo, tuttavia, non sono atteggiamenti esteriori, mossi dall’intento di convertire gli altri, ma un modo concreto per uscire da quell’autoreferenzialità, che, in numerosi casi nella Chiesa e fuori, ha portato a compiere degli abusi di potere. In questo contesto si colloca l’invito del Papa, rivolto ai partecipanti, a lasciarsi scuotere dalla realtà e ad accogliere ogni giorno con stupore il carisma ricevuto.

Da questo atteggiamento di stupore la crisi può essere colta come una «opportunità per crescere» e «una chiamata a nuova maturità», sia che riguardi un’intera comunità, sia la singola persona. E qui Francesco allude alla necessaria distinzione, in seno alla Chiesa, tra foro esterno e foro interno: «La commistione tra ambito di governo e ambito della coscienza dà luogo agli abusi di potere e agli altri abusi dei quali siamo stati testimoni, quando si è scoperta la pentola di questi problemi brutti».

Si tratta, infine, di assumere lo stile di Dio nel quotidiano, con coerenza e realismo. Il Papa offre alcune indicazioni al Movimento dei Focolari su come vivere quanto affermato, sia ad intra che ad extra. Per quanto riguarda l’agire esterno, Francesco raccomanda di essere «testimoni di vicinanza con l’amore fraterno che supera ogni barriera e raggiunge ogni condizione umana. […] È la strada della prossimità fraterna, che trasmette la presenza del Risorto agli uomini e alle donne del nostro tempo, a partire dai poveri, dagli ultimi, dagli scartati». Non si tratta di un orientamento moralistico mosso dalla circostanza, ma di assumere la vicinanza, la prossimità come “stile” di Dio, manifestato sia nell’Antico sia nel Nuovo Testamento, e che ha raggiunto il suo culmine nell’incarnazione del Verbo divino.

Per quanto, invece, riguarda l’agire interno, il Papa si è raccomandato di promuovere in modo sempre più efficace la sinodalità, affinché coloro che hanno ricevuto in dono il medesimo carisma possano essere corresponsabili e co-partecipi alla vita dell’Opera di Maria. L’impegno di coloro che hanno assunto particolari responsabilità deve «favorire e attuare una trasparente consultazione non solo in seno agli organi direttivi, ma a tutti i livelli, in virtù di quella logica di comunione secondo la quale tutti possono mettere al servizio degli altri i propri doni, le proprie opinioni nella verità e con libertà».

Prima di concludere Francesco ha richiamato i presenti a quello che Chiara Lubich definiva il “segreto” per riuscire a vivere, come dono di grazia, lo stile di Dio, sia come prossimità all’altro, sia come forma sinodale del pensare: il rimanere in ascolto del grido d’abbandono di Cristo in croce, come manifestazione della misura più alta e sublime di un amore capace di transustanziare il negativo in luce e speranza: «La grazia che ne deriva è in grado di suscitare in noi, deboli e peccatori, risposte generose e a volte eroiche; è in grado di trasformare le sofferenze e persino le tragedie in fonte di luce e di speranza per l’umanità».

Attraverso la circostanza di questo incontro con i partecipanti all’Assemblea generale del Movimento dei Focolari, Papa Francesco ha rivolto un chiaro invito a tutta la Chiesa: a vivere nella fedeltà creativa, a saper leggere la sfida presente in ogni crisi personale e comunitaria, e ad assumere nei confronti dell’umanità il medesimo stile di Dio.

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