Stato laico e Medio Oriente nel pensiero del cardinale Louis Raphaël Sako
, dunque, che vi è una chiara distinzione («clara distinctio»), ma pure la prospettiva di una sana cooperazione («sana cooperatio»). Viene, infine, ribadito il diritto della Chiesa di predicare, sempre e ovunque, con vera libertà la fede, di insegnare la propria dottrina sociale, di esercitare la sua missione tra gli uomini, utilizzando tutti e soli quei mezzi conformi al Vangelo. In continuità ed in sintonia con questi principi teologici e in una lungimirante applicazione pratica di siffatti principi si è collocato il cardinale Louis Raphaël Sako, Patriarca di Babilonia dei Caldei, residente a Bagdad, che in una recente intervista ha dichiarato: «Lo Stato laico è la soluzione della crisi dei Paesi del Medio Oriente. Uno Stato laico significa la fine del settarismo… L’Islam politico punta a fondare uno Stato teocratico, ma non può funzionare. Non siamo nel Medioevo. La religione e lo Stato sono due campi distinti. La religione ha principi, la politica ha interessi, purtroppo spesso personali e particolari. Io parlo invece di uno Stato civile, basato sulla cittadinanza, che abbia come obiettivo l’integrazione e il servizio di tutte le sue componenti senza distinzione alcuna. Per me il concetto è chiaro: separazione tra Stato e Religione e rispetto dei valori spirituali e morali del popolo che ha bisogno di vivere nella libertà senza paura». Le asserzioni del cardinale Sako sono quanto mai stimolanti e pertinenti tenendo conto del drammatico contesto mediorientale. La consistente presenza di Stati confessionali islamici (per lo più sunniti) che hanno formato regimi autoritari o totalitari, percorsi peraltro da sotterranee contestazioni originate dai più svariati motivi, nei confronti delle minoranze religiose, in particolare cristiane, hanno talvolta concesso l’uso degli statuti personali per vivere in una forma di semilibertà religiosa. Ma si tratta, come purtroppo si è visto, di equilibri precari e instabili, che aggiunti all’instabilità cronica di quell’area geopolitica, dovuta al pericoloso groviglio di interessi economici e strategici, rende la situazione incandescente e ad alto rischio per la pace del mondo. E’ da leggere nell’intervento del cardinale Sako anche l’assoluta necessità, se si vuol uscire da un apparente ordine, che invece è un vero disordine, di ricercare il ruolo preminente di un diritto comune («ius commune») sui diritti propri («iura propria»). La storia ci dovrebbe insegnare che quando gli «iura propria» hanno prevalso sullo «ius commune» si è precipitati verso il caos. La legittima sana laicità dello Stato richiamata da Pio XII e confermata dal Vaticano II, non è soltanto, lo fa intendere il cardinale Sako, una dottrina astratta, bensì una proficua indicazione concreta.