Il sinodo sull’Amazzonia e la Chiesa di sempre
di Mario Alexis Portella • G. K. Chesterton una volta disse: “Il cristianesimo è stato dichiarato morto infinite volte. Ma, alla fine, è sempre risorto, perché è fondato sulla fede in un Dio che conosce bene la strada per uscire dal sepolcro”. Ovviamente, l’aforismo dell’anglicano convertito cattolico si riferiva alle persecuzioni e tragedie spinte dall’odio contro il cattolicesimo, nonostante le eresie e gli scismi subiti e superati nella storia dalla Santa Madre Chiesa Cattolica.
Ma quello che i progressisti della Chiesa—il presidente “scadente” della Conferenza dei vescovi tedeschi, il cardinale Reinhard Marx e l’Arcivescovo-Emerito di San Paolo (Brasile), Cláudio Hummes, O.F.M.—scelto da Francesco per guidare il sinodo—volevano sottilmente fare era eliminare il celibato clericale e istituire il Diaconato femminile. Se la Chiesa avesse scelto secondo tali suggerimenti, il ruolo del sacerdote come il mediatore tra Dio e l’uomo sarebbe stato ridotto a un funzionario della “chiesa-aziendale”. Di conseguenza, l’atto redentrice del sacrificio della Messa che il prete celebra sarebbe stato diminuito a una cerimonia socio-culturale.
nubendus—in realtà, non c’è una crisi vocazionale perché Nostro Signore continua a chiamare gli uomini al Suo ministero; il problema è la mancanza di risposta a causa degli insegnamenti tiepidi di pastori e dello scarso discernimento dei superiori del seminario che hanno sottovalutato la necessità di vivere il Vangelo, i sacramenti e di far progredire l’istituzione della famiglia.
Nella loro illusione, il papa poteva in modo “gesuitico” dare ampio spazio per proporre tale opinione—il Santo Padre sembra avergli dato una corda con cui impiccarsi quando nella sua Esortazione apostolica post-sinodale, Querida Amazonia, ha mantenuto il celibato clericale e il Diaconato maschile: Hummes non si è presentato all’evento della pubblicazione dell’esortazione e Marx si è dimesso come capo dei vescovi tedeschi il giorno dopo.
«Mi viene alla mente una frase di San Paolo VI: ‘Preferisco dare la vita prima di cambiare la legge del celibato’». E aggiungeva: «Personalmente penso che il celibato sia un dono per la Chiesa. Io non sono d’accordo di permettere il celibato opzionale, no».
Nel documento troviamo la più chiara intuizione della mentalità del Romano Pontefice sulla carenza di vocazioni: Nelle circostanze specifiche dell’Amazzonia, specialmente nelle sue foreste e luoghi più remoti, occorre trovare un modo per assicurare il ministero sacerdotale…. [i popoli dell’Amazzonia] hanno bisogno della celebrazione dell’Eucaristia, perché essa «fa la Chiesa». Questa pressante necessità mi porta ad esortare tutti i Vescovi, in particolare quelli dell’America Latina, non solo a promuovere la preghiera per le vocazioni sacerdotali, ma anche a essere più generosi, orientando coloro che mostrano una vocazione missionaria affinché scelgano l’Amazzonia.
La Chiesa, di nuovo, ha corso un pericolo e di nuovo l’ha superato. E questo perché la Chiesa è divina. Non dimentichiamo le parole del Signore come scrisse San Matteo, dopo che San Pietro confessò la divinità di Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa».