Il futuro dei giovani e la crisi demografica

images (3)di Antonio Lovascio • Saper leggere e scrivere non è più sufficiente in una società tecnologica, sempre più complessa, nella quale i rischi si moltiplicano. Anche per quanti come me si occupano di Comunicazione, è sempre più indispensabile avere almeno una minima conoscenza della psicologia intuitiva e la capacità di interpretare le statistiche, che aiutano poi a comprendere cosa succede attorno a noi, i mutamenti ed i fenomeni più significativi del mondo, e in particolare dell’Italia. Oltre ai primi dati sul Coronavirus (su cui si potrà riflettere quando la sua diffusione sarà più chiara e si sarà placato il panico che si è sovrapposto ad una giustificata paura) nelle ultime settimane mi hanno impressionato due Rapporti tra loro in qualche modo concatenati, purtroppo trascurati dai Media: il crollo demografico e l’idea che i giovani hanno del loro futuro. “Fotografie” che purtroppo peggioreranno se l’epidemia aggraverà la recessione economica.

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Che la scelta relativa ai figli sia in calo lo conferma anche un’indagine condotta da Eurispes, che per la prima volta ha messo a confronto I valori della vita dei giovani tra i 18 e i 30 di Italia, Germania, Polonia e Russia, fortemente orientati verso valori che riguardano la vita sociale e privata (salute, carriera amore, amici), evidenziando, invece, una lontananza rispetto ai valori politici e a quelli spiritualità. Lavoro e casa sono in cima agli incubi dei giovani. Il terrorismo non c’è.

La situazione del mercato del lavoro, i problemi abitativi, la mancanza di tutele per la vecchiaia e, in generale, le difficoltà economiche sono tra i principali problemi percepiti dai 18-30enni.

Insomma i risultati dello studio EURISPES evidenziano che nel 2019 l’orizzonte sociale della pianificazione della vita dei giovani è progettato solo a medio termine ed è significativamente in ritardo rispetto a quello della pianificazione biologica: Un dato che impoverisce il quadro generale del progresso futuro, ma suggerisce che le nuove generazioni non vivono “giorno per giorno”. I giovani, classificati per coorti statistiche, nel contesto dei cambiamenti globali e delle crisi costanti che li caratterizzano, non vedono la possibilità di costruire piani a lungo termine, che è tipico per le età più mature, e sono alla ricerca di opportunità in varie fonti di risorse. L’attuale generazione giovanile è orientata a creare il proprio futuro prevalentemente in modo autonomo, per conto proprio.

Un’ultima considerazione: il fatto che giovani appartenenti a sistemi anche molto diversi tra loro, manifestino elementi di convergenza su alcuni punti fondamentali relativi alla loro idea di futuro, dovrebbe far riflettere sia gli studiosi che la Politica e le Istituzioni sul fatto che il mondo digitale sta creando sempre di più una comunità giovanile europea che, nonostante le stesse radici cristiane, esprime pensieri e sentimenti autonomi al di là dei tradizionali confini degli Stati. L’interpretazione e la gestione di questo fenomeno è un problema aperto per tutti: un problema scientifico, politico, culturale, sociale. Ed anche ecclesiale. Già da tempo Papa Francesco e la CEI hanno fatto squillare il campanello d’allarme. Purtroppo finora inascoltati.