«Polis, Ontology, Ecclesial Event». Il pensiero politico di Christos Yannaras
La riflessione di Yannaras si accredita nel panorama intellettuale attuale, innanzitutto, per l’ampio respiro che la contraddistingue. Essa abbatte i confini di un sapere settoriale in cui un ambito di riflessione rischia di restare estraneo a quelli ad esso contigui. Il pensatore greco è filosofo, teologo, politologo e di filosofia, di teologia e di politica si è occupato e si occupa (egli scrive tutt’oggi sulla testata giornalistica Η Καθημερινή). In secondo luogo, il pensiero di Yannaras è degno di nota per l’unitarietà di sguardo con la quale egli conduce le sue riflessioni. È difficile distinguere nettamente un testo a carattere filosofico da uno teologico o politico. Tale modo di pensare, all’insegna dell’inerenza degli ambiti filosofico, politico e teologico tra loro, scaturisce da una particolare lettura del pensiero greco, non a caso profondamente attinente alla sfera politica, e che – con soluzioni di continuità e discontinuità – ha conosciuto il suo apogeo nell’incontro col pensiero cristiano ellenico, anch’esso attento alla dimensione sociale del vivere e, così, distante dalle riduzioni individualistiche e pietistiche invalse nell’Occidente e anche nell’Ortodossia. Da ciò si evince uno dei motivi principali dell’interesse di diversi intellettuali di oggi verso il pensiero di Yannaras. È un’encomiabile tendenza attuale – quella di alcuni studiosi come P. Kalaitzidis, A. Papanikolaou, gli autori di questo testo, e altri ancora – di esplorare il campo delle dimensioni politiche e etiche insite nel pensiero ontologico dei grandi teologi greci della scorsa generazione (Yannaras e I. Zizioulas in primis) e ciò in un’ottica di un «Hellenism in motion» (J. Milbank nella Prefazione) che tenta cioè di guadagnare nell’oggi della storia del pensiero, superando certe chiusure e cristallizzazioni intellettuali dei secoli passati, quelle sue potenzialità che possono promuovere coesione e vita della realtà europea.
La prima parte (interventi di D. Skliris, J. Cole, A. Gounopoulos, P. Tyson) mette a fuoco direttamente gli aspetti principali del pensiero politico di Yannaras. Esso è connesso alle riflessioni di questi a riguardo della polis sulla base della gnoseologia che le ha dato forma. Tale gnoseologia è quella del pensiero greco che – come Yannaras coglie, ad esempio, in Democrito e anche in Aristotele – è caratterizzata in senso relazionale – per la precisione, comunionale, imperniato sulla libertà della relazione – e che è accolta, e compresa ancor più approfonditamente nei suoi significati teologici, nei padri greci. In tal senso la polis nasce e vive come il tentativo umano di ricercare la verità dell’esistenza autentica in un quadro in cui tale verità è intesa non come formulazione intellettuale elaborata da una razionalità individuale (cioè di un io come autocomprensione al di fuori della relazione con l’altro), ma nell’esperienza condivisa. È per questo che Yannaras parla di verifica comunitaria della verità, la quale presuppone non solo un’esperienza condivisa ma un’epistemologia condivisa, da cui emerge una visione ontologica e quindi anche pratica, politica, della realtà. Tale esperienza va poi continuamente verificata: ecco che si affronta la questione dell’elaborazione di una «ontologia critica», messa a punto sulla scorta dei contributi di filosofi come Popper, Wittgenstein (molto importanti sono per Yannaras anche le riflessioni, ad esempio, di Marx e Lacan) e che così tiene fermo il fatto che tale riconoscimento dell’istanza veritativa è, di per sé, più sotto il segno dell’aspetto qualitativo che quantitativo. Se da un lato Yannaras non riesce a proporre che un ‘modello’, quello della polis, dall’altro esso è – si nota – essenzialmente transculturale, soprattutto in quanto dichiara, sia la persona come un modo d’essere, sia l’assunto generale secondo cui non si può uscire da qualsivoglia problematica politica senza la ripresa di un orizzonte ampio di comprensione della realtà, una vera e propria ontologia che supera gli esiti nichilisti della metafisica occidentale. Del resto, le riduzioni teologiche, antropologiche, gnoseologiche, ecc. insite in quest’ultima sono caratteristiche anche dell’Oriente così come si vede nella presentazione della posizione di Yannaras sulla questione dell’identità greca, in forte contrapposizione con l’Occidente ma anche marcata da un forte cosmopolitismo critico verso lo stato nazione della Grecia.
Il testo prosegue con la seconda parte (interventi di D. Casewell, S. Mitralexis, M. La Matina, D. Isai, N. Koronaios) che mette in luce l’orizzonte filosofico che sta alla base di quanto detto e quindi pone in questione l’onto-teologia. In tale orizzonte si inquadrano le riflessioni sull’alterità, la relazionalità, l’educazione come libertà. Si conclude con la terza parte (interventi di A. Andreopoulos, B. Gallagher, R. Williams), la più breve, che tratta l’Ecclesia. I contributi mirano a rendere conto di come l’essere ecclesiale rappresenti il compimento dell’essere dell’uomo come relazione estatica, έρως, e come, secondo Yannaras, l’autocoscienza ortodossa abbia subito l’influsso negativo dell’Occidente cristiano (dall’ingresso in scena dei Franchi e con la svolta verso la ragione e la morale individualistica di Agostino, Tommaso, Calvino, Cartesio, ecc.) fino alla formulazione dei “diritti individuali” la cui difesa di fatto, e purtroppo, molte volte non riesce più a contenere chi empiamente li calpesta. Ma allo stesso tempo è messa in evidenza l’autocritica che secondo Yannaras deve compiere l’Ortodossia per fenomeni analoghi in seno ad essa, come l’assolutizzazione della spiritualità filocalica e l’intellettualismo nel concepire la verità proprio dell’Athos. Tutto ciò porta a concepire l’Occidente più come categoria universale che locale e soprattutto a riscoprire l’identità dell’essere ecclesiale come modo d’essere secondo la comunione, ontologico, e che chiede di essere esperito sul piano gnoseologico, pastorale e nell’impegno di tutti i cristiani con la dimensione politica della loro esistenza.
La panoramica generale dei temi affrontati nella presente pubblicazione vuole essere un semplice ma sentito invito a considerare la figura di un pensatore come Yannaras la cui rilevanza sta venendo riconosciuta – come questo testo mostra – da svariati studiosi anglofoni della presente generazione. L’invito che Yannaras rivolge a noi a riscoprire le radici greche del pensiero occidentale con l’eredità che l’ellenismo ha lasciato è quantomeno doveroso da considerare, e un ellenismo in movimento che cerca cioè di comprendersi come originalità di pensiero nell’oggi non può che essere un dono prezioso, per tutti.