di Stefano Liccioli • Anche il messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale della Gioventù 2018 presenta alcuni spunti di riflessione sul panorama giovanile che ho trovato particolarmente interessanti.
Egli infatti mette l’accento su alcuni aspetti che caratterizzano i ragazzi e le ragazze di oggi, sia credenti che non credenti. Il primo è la paura: paura del futuro, di non essere accettati per quello che si è, il timore di non riuscire ad affermarsi nella vita. Se alcune di queste paure sono proprie degli adolescenti di tutti i tempi, altre, ai nostri giorni, si sono particolarmente acuite. Penso al timore di non essere amati. Il quadro di molte famiglie, disgregate dalle separazioni, diventano per i figli dei contesti in cui, a volte, loro stessi si colpevolizzano delle separazioni dei genitori e dubitano dell’amore che il padre e la madre possono nutrire nei loro confronti. Un’altra paura ricorrente tra i giovani di oggi è quella di non riuscire ad aessere all’altezza di certi standard di bellezza, efficienza e popolarità che soprattutto i mass media ed i social network amplificano. Questi modelli rischiano di avere un effetto dirompente su noi nostri adolescenti, imponendo, per esempio, un’idea di bellezza fisica lontana dalla realtà.
Il Papa parla anche della paura a cercare la propria vocazione temendo che il Signore chieda troppo a ciascuno di noi o che noi non riusciamo ad essere fedele per tutta la vita a ciò che Dio ci chiede.
Per questo problema il Santo Padre indica lo strumento del discernimento. Siamo nell’anno del Sinodo dei Vescovi sui giovani il cui tema è proprio i giovani, la fede, il discernimento vocazionale. Già dal titolo si evince la centralità della pratica del discernimento di cui però è bene definirne i contorni così come fa correttamente il Pontefice, esso «non va inteso come uno sforzo individuale di introspezione, dove lo scopo è quello di conoscere meglio i nostri meccanismi interiori per rafforzarci e raggiungere un certo equilibrio. In questo caso la persona può diventare più forte, ma rimane comunque chiusa nell’orizzonte limitato delle sue possibilità e delle sue vedute». Per riconoscere la chiamata dall’alto e soprattutto per aprirsi all’Altro è necessario allora il silenzio della preghiera per ascoltare la voce di Dio che risuona nella coscienza. E’ questo un lavoro che non si può fare da soli, occorre «il confronto e il dialogo con gli altri, nostri fratelli e sorelle nella fede, che hanno più esperienza e ci aiutano a vedere meglio e a scegliere tra le varie opzioni». Di fronte alla crisi della vocazioni di cui tanto si parla domandiamoci anche se forse questo dipenda dalla mancanza di adulti disposti a mettersi in ascolto sincero dei giovani.
Ho inoltre trovato particolarmente interessante il richiamo di Papa Francesco ad avere coraggio nel presente. Uno dei tratti che più mi spaventa nei giovani di oggi è un certo scoraggiamento davanti alle sfide della vita. Si percepisce sovente rassegnazione davanti alla realtà presente come se le cose non potessero essere cambiate con coraggio e passione. La ragione di questo atteggiamento deve essere attribuita, a mio avviso, anche al modo in cui vengono educate le nuove generazioni, abituate, in molti casi, ad avere tutto quello che si desidera senza impegno o sacrifici. La cultura del sacrificio è qualcosa che sembra non andare più di moda, soprattutto in tema d’istruzione, con i genitori che spesso cercano di spianare la strada ai figli eliminando le varie difficoltà, quando invece sono proprio le difficoltà che aiutano a crescere. Il Santo Padre invita invece i giovani ad avere coraggio e con le sue parole sembra invitare anche gli adulti ad avere fiducia e scommettere nei giovani:«Alla giovane Maria fu affidato un compito importante proprio perché era giovane. Voi giovani avete forza, attraversate una fase della vita in cui non mancano certo le energie. Impiegate questa forza e queste energie per migliorare il mondo, incominciando dalle realtà a voi più vicine. Desidero che nella Chiesa vi siano affidate responsabilità importanti, che si abbia il coraggio di lasciarvi spazio; e voi, preparatevi ad assumere queste responsabilità».