Hugo Rahner novello Esaù? Caso serio per la teologia di oggi
Non vogliamo qui affrontare la questione se l’appello che Hugo fa alla storia come luogo da cui la teologia può trarre spessore, sia estraneo al fratello: certo qui tornano alla mente le parole pur rispettose e colme di riconoscenza di Ratzinger su Karl («era una teologia [quella di K. Rahner] speculativa e filosofica, in cui, alla fin fine, la Scrittura e i Padri non avevano poi una parte tanto importante, in cui, soprattutto, la dimensione storica era di scarsa importanza»: La mia vita: autobiografia, p. 95). Accogliendo a grandi spanne un tale giudizio sul carattere poco radicato storicamente del pensiero del fratello minore e facendo risuonare le parole del titolo, dobbiamo dire allora che la storia della teologia del Novecento ha segnato la prevalenza del fratello minore – con il suo modo di guardare al mistero della salvezza cristiana – sul fratello maggiore? Ha prevalso davvero Esaù su Giacobbe?
Nello spazio breve di queste righe non abbiamo certo la presunzione di poter abbracciare con un solo sguardo le linee prevalenti della teologia del ‘900 e i loro riflessi su quella del secolo nuovo. Basti qui notare come l’argomentare rigoroso della speculazione di Karl e la preoccupazione del confronto con la storia di Hugo siano modi di “fare teologia” che possono in alcuni casi correggersi a vicenda, sempre illuminarsi. In fondo, è la stessa storia della teologia che ci insegna che il Mistero santo di Dio e della sua salvezza è tanto grande da esser capace di sostenere modi diversi di interpretarlo e di comunicarlo.