Digressione sulla virtù della prudenza nel tempo della pandemia
La prudenza, tuttavia non è solo capacità di conoscere obbiettivamente come stanno le cose, è anche capacità di decidere come si debba agire per volgere le cose al meglio. L’orizzonte della prudenza è dunque la giustizia, anzi, per il cristiano, la giustizia informata dalla carità. La parte integrante della prudenza che attiene maggiormente alla sua dimensione decisionale è la previdenza (cf. Summa Teologica, II-II q. 49 a. 6), ovvero la capacità di prevedere l’efficacia di un comportamento in vista del conseguimento del fine. Altre due disposizioni integranti da considerare sono la circospezione (cf. Summa Teologica, II-II q. 49 a. 7) e la cautela (cf. Summa Teologica, II-II q. 49 a. 8). La prima è la capacità di valutare le circostanze nelle quali l’azione deve compiersi. La considerazione delle circostanze è particolarmente importante da tener presente in questo tempo di emergenza pandemica per praticare il buon senso. Ad esempio è fuori discussione che fare la comunione e confessarsi spesso, andare in chiesa per pregare, partecipare all’eucaristia e stringersi fisicamente intorno alle persone in lutto sono atti buoni e doverosi. Ma nella circostanza del lockdown, è stato bene scegliere di evitare il più possibile (o anche del tutto) queste attività per la finalità doverosa di limitare il contagio. Dopo il lockdown voglio auspicare che queste attività (in particolare quelle celebrative) riprendano quando sarà il momento e con tutte le misure di cautela necessarie, perché la Chiesa non è esonerata dalle regole della società civile. Per cui, se nei pubblici esercizi è obbligatorio distanziarci e sanificare, secondo protocolli precisi e suscettibili di controllo, sarebbe increscioso che in chiesa si volesse fare a discrezione nostra.
Non possiamo concludere senza considerare altre due parti della prudenza tradizionalmente definite soggettive perché competono a soggetti differenti e che sono la prudenza regnativa (cf. Summa Teologica, II-II q. 50 a. 1), ovvero la capacità di chi è al potere prendere decisioni di governo sagge, e la prudenza politica (cf. Summa Teologica, II-II q. 49 a. 2) che porta il cittadino a partecipare responsabilmente alla costruzione del bene comune. È davvero auspicabile che in questo momento i nostri governanti siano capaci di lasciarsi guidare dalla prima per trovare la quadra fra l’esigenza di continuare a frenare il contagio e quella di non far collassare in modo irrimediabile la produzione e l’economia, favorendo inoltre la solidarietà per quelle fasce di popolazione che non saranno in condizione di ripartire. Ed altrettanto auspicabile che non manchi a nessuno di noi la seconda per affrontare quest’emergenza con solidarietà e responsabilità.