«Amate il Papa». Ricordanze di una visita di San Paolo VI ad Anagni

, più di lui tanti nemici, nessuno come lui, fu tanto bersagliato, calunniato e perfino oltraggiato. Perché? – si chiese Paolo VI – Perché al di là della sua personalità, della sua politica, del suo carattere, egli è stato il Papa che più degli altri ha affermato l’Autorità del Romano Pontefice, la continuità che ad esso deriva dall’aver ereditato il potere che Cristo aveva dato a Pietro e in Pietro a tutti i successori. Egli svolse il suo mandato apostolico con forme di autentica luce. Bonifacio VIII – annotava Papa Montini – ha fatto quello che oggi si vorrebbe fare senza forse riuscirci: quello che si chiama «la scala dei valori». Bonifacio VIII ha avuto l’intrepida forza di affermare la formula della più piena e solenne autorità pontificia, il concetto – che fu, poi, dagli altri Papi meglio definito – dell’esistenza dei due poteri, uno spirituale, l’altro temporale, entrambi sovrani nel loro ordine, salvo che nella loro applicazione nella vita umana: i valori dello spirito devono condizionare gli altri valori umani. La lezione di Bonifacio VIII – affermò San Paolo VI – è il senso dell’appartenenza alla Chiesa, la comprensione degli obblighi di lealtà alla gerarchia per ogni cattolico, dal momento che appartiene ad una società organizzata. Perciò alla gerarchia dobbiamo obbedienza, una obbedienza capita, professata, meditata, non come schiavi o vinti, ma come figli che la reclamano, l’amano, la servono. Posso domandarvi – esclamò, a questo punto, San Paolo VI, suscitando come risposta un fervido e prolungatissimo applauso – la grazia che voi non vi rifiutate di amare il Papa? «Amate il Papa», al quale senza suo merito o ricerca è affidata la singolare missione di rappresentare il Signore davanti alla Chiesa universale e che non ha altra aspirazione se non quella di salvare, di farvi felici, perché la sua autorità è un servizio: il servizio del Servo dei servi di Dio.