Lo sviluppo economico nella «Gaudium et spes»: un insegnamento ancora attuale

 

fabbricadi Leonardo Salutati • Il tema dello sviluppo è centrale all’interno del capitolo dedicato alla vita economica e sociale di GS (nn. 63-72) ed offre una prospettiva che sarà ripresa dal Magistero sociale successivo fino ad oggi. Per i Padri conciliari era ben chiaro che lo sviluppo non era da intendersi soltanto in senso quantitativo, ma che riguardava anche i cambiamenti nella struttura di tutte le relazioni economiche e sociali. Fu una intuizione che anticipava di anni l’esigenza, che si manifestò in seguito, di superare una modalità di valutazione solo quantitativa dello sviluppo incentrata sul PIL e di adottare, come farà poi l’ONU con gli “Indici di sviluppo umano”, altri criteri quali, per esempio: l’alfabetizzazione, la qualità dell’istruzione, la sanità, l’attesa di vita, la qualità dei sistemi di protezione sociale, la disparità di reddito, ecc.

La riflessione di GS si concentrava sulla complessità della realtà economica e sociale con le sue interconnessioni, che l’attuale sistema globale ha pienamente manifestato. Per questo i principi che il documento conciliare elenca, rivelano ancora oggi tutta la loro attualità. Essi sono essenzialmente quattro.

Il primo ricorda che lo sviluppo economico deve contribuire allo sviluppo di tutto l’uomo integralmente considerato tenendo cioè conto della gerarchia dei suoi bisogni materiali e delle esigenze della sua vita intellettuale, morale, spirituale e religiosa (n. 64). È una visione radicalmente opposta a quella economicista (n. 63), che riduce l’uomo ai suoi soli bisogni materiali, che sarà continuamente riproposta e arricchita dal Magistero successivo fino a Papa Francesco.

Affermare come fa GS il dovere di essere al servizio di tutto l’uomo e di ogni uomo come pure di ogni popolo, provoca necessariamente ad interrogarsi sul modo di operare dell’economia mondiale e sull’esistenza di regole adeguate in ambito finanziario, per definire le caratteristiche di quello sviluppo dei popoli di cui si avverte sempre di più l’urgenza e che il Magistero sociale della Chiesa può contribuire ad elaborare.