di Mario Alexis Portella • Chi voglia trovare un vespaio d’incontri e scontri, interni ed internazionali, nel mondo di oggi, indubbiamente lo troverà in Siria. Oltre alla guerre contro l’ISIS ed alle offensive dei ribelli che cercano di abbattere il governo centrale del presidente siriano Bashar al-Assad, è intervenuto a complicare la situazione il secondo bombardamento degli Stati Uniti in Siria – il primo risale al 2017 — azione, questa volta, intrapresa congiuntamente con Francia e Regno Unito: la motivazione addotta è il video che mostra un gran numero di vittime sofferenti ritenuto la prova che Assad ha utilizzato armi chimiche contro il suo popolo il 4 aprile 2018. Il Presidente Donald Trump, senza di sostanziali (e necessarie) prove per dimostrare la colpevolezza di Assad, e neppur potendo appellarsi ad una minaccia imminente contro l’America, ha ordinato un lancio di missili, che secondo la stampa, hanno colpito un centro di ricerca nel cuore di Damasco, un presunto impianto di stoccaggio di armi chimiche a Ovest di Homs ed una seconda struttura nelle vicinanze, ritenuta anch’essa deposito di armi chimiche e di equipaggiamenti ad hoc. Dopo l’offensiva Trump ha twittato “Missione compiuta!”. Mentre il presidente statunitense ha pubblicamente dichiarato che lo scopo finale di questa “missione” era soltanto l’eliminazione delle armi chimiche, essa è risultata invero essere un altro capitolo della “missione” continua per cacciare Assad, in modo che il governo americano possa istituire la sua egemonia nella regione per favorire gli interessi dell’Arabia Saudita e di altri paesi arabi.
Questa “missione” iniziò quando il Presidente Assad negò al Qatar e all’Arabia Saudita di estendere un gasdotto attraverso il suo paese nel 2009. L’amministrazione Obama, con l’aiuto dei sauditi, ingaggiò mercenari ribelli per cercare di rovesciare Assad. Secondo un articolo del Wall Street Journal del 23 dicembre 2015, “U.S. Pursued Secret Contacts with Assad Regime for Years,” (Gli USA hanno perseguito contatti segreti col regime Assad da anni), gli Stati Uniti hanno cercato di sbarazzarsi di Assad sin dall’inizio del 2010. Questa tesi si basa su interviste con oltre due dozzine di noti e importanti personalità, tra cui funzionari statunitensi, anche attualmente in servizio, funzionari e diplomatici arabi. Parte della strategia araba-statunitense era di presentare il presidente siriano come un dittatore responsabile di ripetuti crimini contro l’umanità; da tale strategia sono state generate le manifestazioni del 2011 nel contesto più ampio della primavera araba mirata ad ottenere riforme d’impronta democratica nel paese. Contemporaneamente, gli USA hanno imposto un governo provvisorio: il Consiglio nazionale siriano (CNS) nel 2011.
Il CNS, che non è altro che uno Stato fantoccio manovrato da americani e arabi e vanta un posto nella Lega Araba sostenuta dall’Arabia Saudita, è stato oggetto di forti critiche perché né è parte integrante la componente estremista islamista che include i membri della Fratellanza Musulmana, contro la quale aveva aspramente combattuto con esito positivo il presidente Hafez al-Assad (il padre di Bashar) nel 1982: il regime di Assad, ricordiamo, salì al potere nel 1970, sette anni dopo che il partito Sociale Nazionale Ba’ath (ossia il “Risorgimento”) — fondato nel 1947 — aveva tentato un colpo di stato militare contro il governo civile. Il partito “laico” come dimostra proprio dalla diversità religiosa dei tre fondatori: l’alawita Zakī al-Arsūzī, il cristiano ortodosso Michel ʿAflaq e il musulmano sunnita Ṣalāḥ al-Dīn al-Bīṭār così come Akram el-Hurānī che più tardi raggiungerà il gruppo e sarà il responsabile dell’aggiunta dell’aggettivo “sociale”.
Sotto la dittatura del primo Assad, la Siria visse un periodo di costante stabilità ad opera di un sistema di governo verticistico, monopartitico e repressivo; Assad, in maniera simile agli altri leader arabi, sviluppò anche un forte culto della personalità. La stabilità politica, garantita anche dall’appoggio dell’Unione Sovietica, permise di apportare importanti riforme infrastrutturali, e la laicità caratterizzante il partito al potere assicurò una forte tutela alle numerose minoranze religiose presenti in Siria, in modo particolare ai cristiani che potevano pubblicamente praticare la loro fede e persino aprire loro scuole col sostegno di fondi statali!
Quanto detto, sia chiaro, non vuol significare una simpatia o addirittura un invito ad appoggiare i regimi dittatoriali perché è mia profonda convinzione che il miglior assetto politico-istituzionale è la democrazia rappresentativa, ed in particolare quella della Repubblica degli Stati Uniti d’America col suo “checks and balances”.
E questo giudizio interessa, si comprenderà facilmente, anche Bashar al-Assad che, come già suo padre, ha promulgato delle norme oppressive a favore della minoranza alawita — una minoranza islamica-sciita — di cui egli fa parte, garantendosi i posti più importanti nell’amministrazione pubblica e nei gradi delle forze armate. Nonostante questo, come ha insistito il Vescovo Cattolico latino di Aleppo (Siria) Antoine Audo durante un’intervista ai giornalisti a Ginevra nel 2016, << Assad ha sempre rispettato i diritti dei cristiani e quando i terroristi hanno raggiunto la Siria, sostenuti dall’Occidente, dall’Arabia Saudita e dalla Turchia, i cristiani cominciarono ad essere ad essere perseguitati e massacrati >>. Anche Assad nel settembre del 2017 disse ai giovani cristiani ortodossi che loro, cioè i cristiani << non sono ospiti né sono come uccelli migratori. Essi fanno parte dell’origine della Nazione, e senza di loro non c’è la Siria molteplice che conosciamo >> .
L’ISIS in Siria, apparentemente, non è più, oggi, un fattore decisivo nella vita politica come lo è stato nel periodo in cui si è dichiarato, e tale è stato considerato, il rappresentante e la voce di tutti i musulmani del mondo, l’autoproclamato califfato islamico 2014, impostosi con la violenza sul territorio siriano ed iracheno. Anche se nel frattempo i jihadisti stranieri continuano ad affluire verso la Siria per combattere come aderenti all’ISIS, adesso questa regione è devastata dalle guerre per procura tra gli Stati Uniti d’America e la Federazione Russa (un’altra denominazione per indicare l’Unione Sovietica) che non sembrano destinate a terminare a breve.
Gli USA, insieme con l’Arabia Saudita, le monarchie del Golfo, Turchia, Francia e Regno Unito, hanno sostenuto le forze di opposizione ad Assad, mentre la Russia, l’Iran e le milizie Hezbollah sono intervenuti a sostegno del regime. Da non dimenticare – per capire la complessità della situazione politico-militare di queste terre – il problema del popolo kurdo, occupante il territorio al nord della Siria al confine della Turchia, che ha contributo validamente ad eliminare il pericolo ISIS in Sira. I kurdi, benché siano appoggiati dagli americani, sono ritenuti terroristi dal governo turco di Erdogan, che ne persegue lo sterminio.
Tornando al tema della diffusa condanna di Assad da parte di tante potenze mondiali per l’uso, presunto, di armi chimiche, la propaganda su stampa e TV ci ha mostrato immagini di immense folle prive di ogni protezione, ad esempio, guanti, maschere, ecc., vittime innocenti di questo attacco col sarin. I danni, anche letali, prodotti dal rilascio del sarin nell’aria, si verificano tramite il contatto del gas soprattutto con la pelle e con gli occhi, ma anche tramite il respiro dell’aria infetta: addirittura dagli abiti esposti al gas può diffondersi il contagio a vasto raggio. Anche una piccola goccia di sarin sulla pelle può provocare sudorazione e contrazioni muscolari. Sfila davanti ai nostri sguardi il film di una popolazione inerme esposta alle disastrose conseguenze dell’attacco chimico, priva di qualsiasi possibilità di difesa…è legittimo, ci si deve chiedere, è giusto ?
Tutte le informazioni e le cosiddette prove prodotte a conferma che Assad ha effettivamente commesso atti criminosi contro l’umanità, provengono da territori non da lui controllati, cioè dai ribelli e dalla Protezione Civile Siriana, ossia i “Caschi Bianchi”. Quest’ultima è un’organizzazione che tenta di riscattare le vittime delle guerre in Siria, ma di fatto è un’associazione di propaganda di guerra a beneficio dei governi occidentali che tentano di rovesciare il regime di Assad, non solo collegata coi servizi segreti britannici e americani, ma apertamente, e per sua stessa ammissione, finanziata con milioni di dollari dal Dipartimento di Stato USA, dal Foreign Office, e da Germania, Paesi Bassi e Danimarca, ecc.
Ecco “le prove” di una “missione” clandestina orchestrata per deporre Assad e creare un inestricabile caos nel Medio Oriente, dove ogni paese in cui si sono insediati gli USA per le loro mire economico-strategiche, ha finito per diventare lo scenario di una orribile tragedia!