di Stefano Liccioli • La recente liturgia della Parola che Papa Francesco ha presieduto nella Basilica di S. Bartolomeo all’Isola Tiberina, a Roma, ci ha ricordato che il martirio dei cristiani non è qualcosa che appartiene al passato, ma è una realtà attuale per tante persone che, oggi come allora, sono uccise, a causa di folli ideologie, solo perché discepoli di Gesù. Nell’omelia il Santo Padre ha precisato:«Il ricordo di questi eroici testimoni antichi e recenti ci conferma nella consapevolezza che la Chiesa è Chiesa se è Chiesa di martiri. […] Essi hanno avuto la grazia di confessare Gesù fino alla fine, fino alla morte. Loro soffrono, loro danno la vita, e noi riceviamo la benedizione di Dio per la loro testimonianza».
All’origine della persecuzione nei confronti dei cristiani c’è l’odio che il principe del mondo riserva a tutti coloro sono stati salvati da Gesù con la sua morte e con la sua risurrezione. E’ Gesù stesso che l’ha anticipato:«Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me» (Gv 15,18).
Dunque le comunità cristiane sono ancora oggi perseguitate perché «noi siamo salvati da Gesù, e il principe del mondo questo non lo vuole, egli ci odia e suscita la persecuzione, che dai tempi di Gesù e della Chiesa nascente continua fino ai nostri giorni».
Papa Francesco ha anche tracciato una sorta di ritratto del martire che «può essere pensato come un eroe, ma la cosa fondamentale del martire è che è stato un “graziato”: è la grazia di Dio, non il coraggio, quello che ci fa martiri».
Su questo tema è interessante un passaggio dell’intervista che il regista Martin Scorsese ha rilasciato a padre Antonio Spadaro e pubblicata su “La Civiltà Cattolica”. In questi mesi è stato infatti proiettato, anche nelle sale cinematografiche italiane, “Silence” l’ultimo film del regista newyorkese, tratto dal romanzo di Shusaku Endo. La storia che viene raccontata è quella dei missionari gesuiti e dei cristiani «nascosti» nel Giappone del ‘600, vittime delle persecuzioni ordinate dalle autorità giapponesi. Anche per Scorsese, per sua stessa ammissione nella suddetta intervista, «tutto si riduce alla questione della grazia. La grazia è qualcosa che avviene nel corso della vita. Viene quando non te l’aspetti». Nel film viene messo bene in luce il travaglio interiore di coloro che, siano essi semplici fedeli cristiani oppure gesuiti, devono scegliere se abiurare la fede in Gesù oppure essere imprigionati e uccisi. Un travaglio che probabilmente sperimentano anche i martiri dei nostri giorni, quelli che non fanno notizia o che nessuno rammenta, ma che hanno avuto invece il coraggio di accettare la grazia di essere testimoni fino alla fine, fino alla morte. Tra costoro c’è anche quella donna che il Santo Padre ha ricordato durante l’incontro nella Basilica di San Bartolomeo:«Ero a Lesbo, salutavo i rifugiati e ho trovato un uomo trentenne, con tre bambini. Mi ha guardato e mi ha detto: “Padre, io sono musulmano. Mia moglie era cristiana. Nel nostro Paese sono venuti i terroristi, ci hanno guardato e ci hanno chiesto la religione e hanno visto lei con il crocifisso e le hanno chiesto di buttarlo per terra. Lei non lo ha fatto e l’hanno sgozzata davanti a me. Ci amavamo tanto!”». Non sappiamo il nome di questa donna, sappiamo però che ella, come ci racconta il libo dell’Apocalisse (7,17) è venuta dalla grande tribolazione e ha lavato le sue vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello.
Oltre a coloro che danno testimonianza a Cristo fino al dono della propria vita, la Chiesa ha bisogno anche dei martiri di tutti i giorni, quelli della vita ordinaria, portata avanti con coerenza, «uomini e donne fedeli alla forza mite dell’amore, alla voce dello Spirito Santo, che nella vita di ogni giorno cercano di aiutare i fratelli e di amare Dio senza riserve», così come li descrive il Pontefice.
Dobbiamo impegnarci anche noi a far parte di questa schiera, vivendo il Vangelo dove siamo, così come siamo: la Chiesa ha bisogno anche della nostra testimonianza coerente per andare avanti, per continuare ad annunciare anche agli uomini di oggi, con la forza dello Spirito Santo che abbiamo ricevuto in dono, che Gesù è risorto, è vivo.
In un mondo lacerato dalle guerre e dall’odio, mettiamoci allora alla scuola dei martiri che, ha osservato Papa Francesco, «ci insegnano che, con la forza dell’amore, con la mitezza, si può lottare contro la prepotenza, la violenza, la guerra e si può realizzare con pazienza la pace».