di Giovanni Campanella · Nel mese di marzo 2021, la casa editrice Castelvecchi ha ristampato, all’interno della collana “Oblò”, un piccolo libro molto interessante e intitolato John Maynard Keynes – Un manifesto per la «buona vita» e la «buona società», scritto da Jesper Jespersen e curato da Bruno Amoroso. Dunque si tratta di una ristampa: il libro è stato scritto nel 2015.
Jesper Jespersen è professore di Economia alla Roskilde University, in Danimarca, ed è esperto di teorie keynesiane. Ha ottenuto un dottorato in Economia Internazionale all’Istituto Universitario Europeo a Firenze. Inoltre, è stato visiting professor all’Università di Borgogna, in Francia, e ricercatore al Churchill College a Cambridge. Ha anche insegnato a Londra e a Cambridge.
Bruno Amoroso è nato a Roma da genitori abruzzesi originari di Rapino (CH). Si è laureato in economia all’Università La Sapienza di Roma, sotto la guida di Federico Caffè. Dopo un breve periodo di ricerca in Italia sotto la guida di Franco Archibugi, si trasferì in Danimarca. Negli anni dal 1970 al 1972 è stato ricercatore e docente all’Università di Copenaghen. Dal 1972 al 2007 ha insegnato all’Università di Roskilde, in Danimarca, dove ha ricoperto la cattedra Jean Monnet, presso la quale è stato professore emerito. È stato direttore della Facoltà di economia del Centro studi Eurispes, Roma. È stato docente all’International University Bac Ha di Hanoi, nel Vietnam, ed è stato visiting professor in vari atenei, tra cui l’Università della Calabria, la Sapienza di Roma, l’Atılım Üniversitesi di Ankara, l’Università di Bari.
Due anni fa avevo già recensito un libro di Jespersen su Keynes (vedi), dove però erano riportati lunghi passaggi di scritti di Keynes, brevemente commentati da Jespersen.
Il libro che mi accingo ora a presentare è veramente di grande pregio perché in poche pagine e con esempi e parole chiare e semplici riesce a fornire un buon quadro panoramico di teorie complesse, quali sono quelle di un gigante dell’economia del ‘900 come Keynes. Jespersen tratta anche del pensiero non strettamente economico di Keynes, includendo quindi alcuni suoi tratti di filosofia morale. Inoltre, delinea lo scenario del “dopo-Keynes”, descrivendo quanto le teorie del grande economista britannico siano state fraintese e illustrando i profili delle scuole formatesi successivamente, in primis i post-keynesiani contrapposti ai neo-keynesiani (questi ultimi cercano di assorbire Keynes nell’impianto neoclassico).
Popolarmente, si ritiene che Keynes sia una specie di profeta dello stimolo della crescita ad ogni costo. Jespersen non è di questo avviso:
«Keynes, al contrario, come è spiegato nel capitolo 3, non era materialista. Il contenuto della vita e quindi anche l’obiettivo della politica economica era per lui la realizzazione della vita “buona”, con al centro l’amore, la bellezza e la verità. Il suo desiderio era quello di liberare il popolo dalla giostra dell’economia, il che richiedeva opportunità di lavoro per tutti. Ma fino a quando la disoccupazione imperversava, non c’era proprio nessuna libertà per gli individui di scegliere il contenuto individuale specifico della loro “buona vita”» (p. 111).
Un altro pensiero più avanti è illuminante a riguardo:
«La visione di Keynes è quindi attuale come non mai. L’obiettivo vero della politica economica deve essere che tutti coloro che possono abbiano un lavoro e che tutti inizino a lavorare sempre meno. Il senso della vita non è mai stato il lavoro. E l’aspetto positivo è che in misura crescente non abbiamo bisogno di lavorare così tanto. Quindi non è più la necessità economica a dettare il futuro dei nostri figli e nipoti; ma al contrario la nostra volontà (e capacità) di sostituire la giostra economica con valori più umani» (p. 115).