La strategia del guscio della lumaca per uno sviluppo sostenibile
risorse limitate perciò lo sviluppo economico non può essere illimitato o almeno non lo può essere nel senso comune attribuito a questo termine come se fosse, ad esempio in un grafico, una retta sempre in ascesa. Dobbiamo prendere realmente coscienza che una crescita infinita è incompatibile con un mondo finito e che le nostre produzioni e i nostri consumi non possono superare la capacità di rigenerazione della biosfera. Facendo riferimento alla mitologia greca, il rischio reale è quello di trasformarci in tanti Crono che divorano i propri figli, persone cioé che pregiudicano l’esistenza delle generazioni future preparando per loro un mondo a dir poco inospitale. In tale ottica la lezione del filosofo Hans Jonas è più che mai pertinente. Nella sua opera nostro atteggiamento verso il prossimo che vediamo spesso non è rispettoso e responsabile. Penso a tutte quelle popolazione prive del necessario per vivere e che muoiono di fame, mentre altre popolazioni come la nostra occidentale hanno tutto e di più. L’applicazione di questo imperativo passa specialmente attraverso la scelta di sistemi economici improntati ad uno sviluppo sostenibile, che accettino anche la decrescita. Una parola questa che generalmente piace poco ancorché usata, come fa l’economista Serge Latouche, con l’aggettivo felice: decrescita felice. Piace poco perché evoca, erroneamente, la chiusura delle industrie, la diminuzione del lavoro e dunque degli occupati. E’ stata allora preferita l’espressione di “a-acrescita” o di “abbondanza frugale”. Al di là dei termini è importante rifondare le economie dei Paesi più avanzati su standard diversi che privilegino la rigenerazione ed il riutilizzo dei beni prodotti e favoriscano comportamenti caratterizzati dalla sobrietà, diminuendo il proprio consumo di energia e migliorando le condizioni del suo uso, come già indicava anche Papa Benedetto XVI. Così facendo non avremmo un aumento della disoccupazione e l’economia non andrebbe in una crisi irreversibile. Essa inizierebbe soltanto a procedere in modo diverso, secondo un modello differente, proprio come fa la lumaca nella costruzione del suo guscio e che Latouche spiega così:«La lumaca costruisce la delicata architettura del suo guscio aggiungendo una dopo l’altra spire sempre più larghe, poi smette bruscamente e comincia a creare circonvoluzioni stavolta decrescenti. Una sola spira più larga darebbe al guscio una dimensione sedici volte più grande. La lumaca, evidentemente dimostra più saggezza degli uomini, che l’eccessiva grandezza peggiorerebbe la qualità della sua esistenza e allora abbandona la ragione geometrica in favore di una progressione aritmetica». Concludo facendo riferimento alle parole di Papa Bergoglio sempre nella “Laudato si’”:«Affinché sorgano nuovi modelli di progresso abbiamo bisogno di “cambiare il modello di sviluppo globale”, la qual cosa implica riflettere responsabilmente “sul senso dell’economia e sulla sua finalità, per correggere le sue disfunzioni e distorsioni”. Non basta conciliare, in una via di mezzo, la cura per la natura con la rendita finanziaria, o la conservazione dell’ambiente con il progresso. Su questo tema le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro. Semplicemente si tratta di ridefinire il progresso. Uno sviluppo tecnologico ed economico che non lascia un mondo migliore e una qualità di vita integralmente superiore, non può considerarsi progresso».