Il nuovo piano per la pace in Medio Oriente: Un’altra illusione e tempo perso

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Da anni la diplomazia internazionale ha lavorato—senza successo—con l’obiettivo di raggiungere un accordo di pace che metta fine al conflitto israelo-palestinese con la creazione di due Stati che vivano fianco a fianco in pace e sicurezza, corrispondenti in linea di massima all’attuale stato d’Israele da una parte e a Cisgiordania e Striscia di Gaza dall’altra. L’ultimo tentativo di negoziato, su iniziativa americana, fu nel luglio 2013 e si è concluso senza risultati nell’aprile dell’anno successivo. A complicare un possibile accordo c’è la questione di Gerusalemme, città sacra per ebrei, cristiani e musulmani, che Israele considera propria capitale, malgrado ciò non sia riconosciuto a livello internazionale. Sulla collinetta dove oggi sorge la Moschea di al-Aqsa, terzo luogo sacro per i musulmani, si ergeva il tempio biblico degli ebrei di cui rimane soltanto, alla base dell’altura, il muro del pianto sacro agli ebrei. Altra questione chiave da annoverare tra le cause del conflitto israelo-palestinese è la presenza di ampi insediamenti ebraici in Cisgiordania.

Gran Mufti of Jerusalem Amin al-Husseini e Adolf Hitler a Berlino,  28 novembre 1941. (Photo: Getty Images)

Gran Mufti of Jerusalem Amin al-Husseini e Adolf Hitler a Berlino, 28 novembre 1941. (Photo: Getty Images)

 

Ci serve a capire che la terra contesa fra israeliani e palestinesi è stata teatro di tensioni e violenze fra arabi ed ebrei fin dai tempi del mandato britannico, che nel 1917 mise fine a 400 anni di dominio ottomano. Con la dichiarazione di Balfour il governo di Londra dichiarò allora di appoggiare una “patria nazionale ebraica in Palestina”, sostenendo gli ideali sionisti di Theodor Herzl. La dichiarazione diede un’ulteriore spinta ad un movimento di immigrazione in Palestina già in atto fra gli ebrei della diaspora, frutto della dispersione del popolo ebraico avvenuta durante i regni di Babilonia (586 a.C.) e sotto l’impero romano dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme (70 d.C.). Contestualmente tra il 1934 e il 1945, intercorsero gli intimi e complessi rapporti tra il Gran Muftì di Gerusalemme, Amin al-Husseini, capo spirituale dei musulmani palestinesi e Adolf Hitler. Fu un’alleanza incondizionata alla Germania di Hitler con la promessa che il Terzo Reich fosse disposto a sostenere il movimento arabo contro gli ebrei — nel 1931, il Gran Muftì aveva sostenuto la nascita del Partito Arabo per l’Indipendenza, uno schieramento che aveva reclamato a gran voce l’unione politico-religiosa tra Palestina e Siria, regione posta sotto mandato francese.

 

conflitto israelo-palestinese.

 

Il problema odierno, comunque, riguarda l’occupazione della Città Santa, problema sorto a seguito della Guerra dei Sei Giorni (5-10 giugno 1967) vinta da Israele. All’origine di questo conflitto vi fu l’attacco ad Israele da parte della Giordania che occupò illegalmente il Muro occidentale e il quartiere ebraico di Gerusalemme, impedendo in tal modo ogni possibilità di accesso degli ebrei a queste aree sante. Nel 1950, la Giordania annesse i territori che aveva conquistato nella guerra del 1948, cioè Gerusalemme orientale e Cisgiordania, dichiarandosi “Protettore” della Terra Santa. Gli unici paesi che riconobbero l’annessione di questi territori alla Giordania furono la Gran Bretagna e il Pakistan, mentre tutte le altre nazioni, inclusi gli stati arabi, la condannarono: la Gran Bretagna, invero, riconobbe solo l’annessione della Cisgiordania e non ha mai riconosciuto la sovranità giordana o israeliana su alcun settore di Gerusalemme, visto che l’annessione della Giordania del 1950 e l’annessione israeliana di Gerusalemme Ovest erano considerate illegali.

 

 

 

 

 

 

L’unico modo in cui gli israeliti e i palestinese possono arrivare alla pace è l’incorporazione dell’insegnamento del perdono come insegnatoci da Gesù Cristo, come il presidente egiziano Anwar al-Sadat e il Primo Ministro israeliano Menachem Begin hanno fatto il 17 settembre 1978 con gli accordi di Camp David — essi condussero al trattato di pace israelo-egiziano del 1979 e al ritiro delle truppe israeliane dal Sinai. Se tutti e due israeliani e palestinesi vogliono fare la pace, lo possono fare.