Costruire la pace secondo la Dottrina sociale della Chiesa
Ciò che Giovanni XXIII chiamava “socializzazione”, intravedendo i prodromi della globalizzazione nei suoi aspetti positivi, in seguito è scomparso come termine dalla Dottrina sociale della Chiesa, anche se non è scomparsa la realtà della crescente interdipendenza/
Alla luce di tutto questo e del grave pericolo di un conflitto nucleare che l’umanità sta oggi correndo, è di assoluta urgenza accogliere l’ennesimo richiamo del Magistero della Chiesa, che per bocca di Papa Francesco esorta a considerare che: «Di fronte al disegno di una globalizzazione immaginata come “sferica”, che livella le differenze e soffoca la localizzazione, è facile che riemergano sia i nazionalismi, sia gli imperialismi egemonici. Affinché la globalizzazione possa essere di beneficio per tutti, si deve pensare ad attuarne una forma “poliedrica”, sostenendo una sana lotta per il mutuo riconoscimento fra l’identità collettiva di ciascun popolo e nazione e la globalizzazione stessa». Allo stesso tempo «Lo Stato nazionale non può essere considerato come un assoluto, come un’isola rispetto al contesto circostante. Nell’attuale situazione di globalizzazione … lo Stato nazionale non è più in grado di procurare da solo il bene comune alle sue popolazioni. Il bene comune è diventato mondiale e le nazioni devono associarsi per il proprio beneficio. Quando un bene comune sopranazionale è chiaramente identificato, occorre un’apposita autorità legalmente e concordemente costituita capace di agevolare la sua attuazione» (Francesco, 2019).