La Dottrina sociale della Chiesa e il suo rapporto con le Scienze sociali
di Leonardo Salutati · Una delle difficoltà con cui si confronta la Dottrina sociale della Chiesa (da ora in poi DSC) è quella di trovare adeguata considerazione nel mondo delle scienze sociali (politica, etnologia, sociologia, economia), tanto che nel tempo si è passati dal desiderio di proporre una scienza sociale cattolica, al confronto dialettico, all’ancoraggio della DSC alla teologia morale.
La DSC nel suo sorgere prende atto di questa rottura, riproponendo la possibilità di un approccio “cattolico” alle scienze sociali e, nel contempo, denunciando i limiti dei fondamenti delle scienze economiche e sociali moderne. Pio XI, per esempio, dichiara senza ambiguità che la concorrenza in assenza di regole nel funzionamento dei mercati è una “fonte avvelenata”, considerando ugualmente erronei marxismo e liberismo (QA 89) e denunciando la separazione metodologica tra scienza e morale (QA 133). Uno scontro frontale che si ritrova anche nel pensiero di Pio XII, che disapprova esplicitamente le correnti economiche sue contemporanee (1956), con una determinazione sostenuta dalla convinzione che una scienza sociale cattolica sia possibile.
In questo passaggio Giovanni Paolo II specifica la DSC come una riflessione che ha la finalità di guidare il comportamento cristiano e non solo di descrivere la realtà. Poiché, poi si situa su un terreno differente da quello delle scienze umane, non pretende di confrontarsi con quest’ultime, anche se il suo fondamento teologico può mettere in discussione tali discipline e farsi da queste interpellare.