La doppiezza di Biden

474 266 Mario Alexis Portella
  • 0

di Mario Alexis Portella · Il mese scorso in questa rivista ho riferito dell’annuncio del presidente statunitense Joe Biden di ritirare tutte le truppe americane (ufficialmente 2.500 soldati) dall’Afghanistan prima del 20° anniversario degli attentati dell11 settembre. Tanti l’hanno lodato con la pretesa che lui “stia delineando la nuova politica estera americana del dopo Trump, [prendendo così un] duro atteggiamento contro i regimi autoritari,” presentando Biden siccome fosse un leader di principio morale.

A parte che Biden lascia 18.000 fra mercenari e agenti del Pentagono in Afghanistan, così privatizzando e ridimensionando la guerra—una prassi in vigore da decenni—ma senza porne fine, l’occupante della Casa Bianca sta diventando una minaccia contro la stessa democrazia!

Il mese scorso Biden ha detto:

«Tutte le persone dovrebbero essere in grado di praticare la loro fede con dignità, senza timore di molestie o violenze. Difenderemo il diritto di tutti, come lo facciamo con te. E per questo motivo [la mia] amministrazione difenderà la libertà religiosa di tutte le persone, compresi gli Uiguri in Cina e i Rohingya in Birmania.»

Biden sembra dimenticare, o piuttosto sceglie di non ricordare, che l’anno scorso circa 340 milioni di cristiani hanno subito livelli molto alti o estremi di persecuzione—sono stati molestati, picchiati, violentati, imprigionati e/o massacrati solo per il fatto di essere cristiani. Statisticamente, ogni giorno:

  • 13 cristiani sono stati uccisi per la loro fede;

  • 12 arrestati o incarcerati ingiustamente;

  • 5 (donne) rapite;

  • 12 chiese o altri edifici cristiani attaccati.

Perché i cristiani sono stati assenti nel discorso di Biden? Forse per la stessa ragione per cui ha rifiutato di invocare Dio nell’annuale Proclamazione della Giornata Nazionale di Preghiera il 6 maggio—ogni presidente americano è tenuto per legge ogni primo giovedì del mese di maggio di ricordare e incoraggiare tutti gli americani di a pregare Dio per il bene comune dell’America e del mondo. Questa consuetudine è stata iniziata dal presidente Dwight D. Eisenhower nel 7 febbraio 1954, per contrapporsi contro la dottrina atea dell’Unione sovietica.

Ciò che appare più inquietante è che, in conformità con le politiche pro-LGBTQI del Partito Democratico, con alcuni progetti come l’Equality Act (EA), l’amministrazione di Biden sta man mano limitando l’esercizio della libertà religiosa..

Come la proposta Zan in Italia, l’EA, che attende la ratifica finale del Senato, modificherà due leggi fondamentali sui diritti civili per cambiare la definizione di “sesso”. Invece di riferirsi a uomini e donne biologici, coprirebbe anche l’orientamento sessuale o l’identità di genere nell’ambito del lavoro, alloggio, alloggi pubblici, giustizia, istruzione e programmi federali.

Secondo il disegno di legge, il termine “orientamento sessuale”, definisce l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso, o di entrambi i sessi. Per “identità di genere”, infine, si intende il genere che ciascuno sente di avere, anche se non corrisponde al sesso di origine: questo vale a prescindere dall’aver concluso o meno un percorso di transizione, ovvero di “cambiamento” del proprio sesso.

Tutto ciò potrà significare che un sacerdote potrà incorrere in sanzioni penali se predica, per esempio che l’atto sessuale non può avvenire fuori del matrimonio tra uomo e donna. E secondo delle credenze religiose di istituzioni religiosi, l’EA potrebbe creare vari conflitti legali a qualsiasi tipo di organizzazione laica o religiosa che:

  • creda nella santità della vita nel grembo materno, cioè coloro che si oppongano contro l’aborto;

  • siano in opposizione alla ridefinizione dei tradizionali ruoli di genere che coinvolgono attività didattiche a livello universitario;

  • si oppongano alla copertura sanitaria per determinati tipi di procedure mediche, come l’aborto o gli interventi transgender.

La cosiddetta politica di Biden per sostenere e promuovere la libertà religiosa è la stessa di quella della Cina comunista, cioè una politica farisaica che cerca di sopprimere e punire noi che crediamo all’ordinamento naturale tra uomo e donna creati nell’immagine e somiglianza di Dio.

E tutto questo è espresso da un presidente che continua a identificarsi come un “devoto cattolico”.

Il Monsignore Antonio Suetta, Vescovo di Ventimiglia-Sanremo, durante un discorso il mese scorso nell’occasione della Marcia per la Vita a Roma ha detto che tali politici (come Biden) provano di “smascherare ogni falsa idea di progresso e di libertà e a capire che chi vorrebbe condurci contro la verità di Dio non vuole il nostro bene, ma piuttosto i nostri beni, la nostra libertà e la nostra sottomissione.”

E questa è la vera doppiezza del nuovo occupante della Casa Bianca. Uno che in privato sostiene la sua lotta contro l’aborto e il movimento LGTBQI, ma pubblicamente difende tali diritti che contraddicono la legge naturale di Dio.

Facciamo nostre le parole attribuite al martire San Tommaso More, Cancelliere della Corte reale di Enrico VIII: “Credo che quando gli uomini di stato abbandonano la propria coscienza privata per il bene dei loro doveri pubblici, conducano unicamente il loro paese tramite un percorso breve verso il caos”.

image_pdfimage_print
Author

Mario Alexis Portella

Tutte le storie di: Mario Alexis Portella