di Francesco Vermigli · Come noto, il 10 maggio scorso è stata promulgata da papa Francesco una Lettera apostolica in forma di motu proprio dal titolo Antiquum ministerium. Con tale motu proprio viene istituito il ministero del catechista; caso specifico di una più diffusa ministerialità laicale nella Chiesa. Seguire passo passo il testo del documento papale ci aiuta nella presentazione che di esso vogliamo fare. In conclusione, proveremo a trarre delle considerazioni più complessive sul ministero del catechista e sul suo significato nella comunità.
I primi due numeri del motu proprio colgono in modo particolare il ministero del catechista nel contesto evangelico e nell’ambito della letteratura paolina: con brevi cenni si risale alle testimonianze di come la comunità cristiana delle origini riconoscesse una certa forma di ministerialità a credenti impegnati nell’insegnamento della dottrina cristiana. Il n. 3 punta la propria attenzione sulla tradizione ecclesiale, sulla schiera innumerevole di donne e di uomini che nel corso della storia hanno servito la Chiesa nell’ambito dell’insegnamento catechistico.
I numeri dal 4 al 7 sono la sezione più ampia del documento e vertono sulla presentazione di affermazioni conciliari fondamentali, recenti passi magisteriali più rilevanti, alcuni passaggi del Catechismo della Chiesa Cattolica e del Codice di Diritto Canonico circa l’impegno del laicato nell’evangelizzazione, del fatto che esso si svolge per definizione entro le normali condizioni secolari, della singolare importanza del catechista all’interno dei servizi svolti dal laico entro la Chiesa. In modo particolare, il n. 7 del motu proprio serve da ponte con il momento normativo del documento, perché allude alla «lungimiranza di san Paolo VI» che con la Lettera apostolica Ministeria quaedam – nell’atto in cui istituiva i ministeri di lettore e accolito – non escludeva che le conferenze episcopali istituissero anche altri ministeri, tra i quali veniva segnalato proprio quello di catechista. L’ipotesi descritta in quell’occasione diventava, poi, un invito e un’esortazione accorata in Evangelii nuntiandi, 73; collegando in particolare il ministero del catechista con la plantatio Ecclesiae nei territori di missione.
Il n. 8 prima delinea il profilo di colui che è impegnato nella catechesi, quindi «dopo aver ponderato ogni aspetto, in forza dell’autorità apostolica» istituisce il ministero laicale del catechista. La prima parte del n. 8 afferma che l’istituzione del catechista ha una dimensione vocazionale ineliminabile; implica il discernimento della Chiesa, nella persona del vescovo; tale ministerialità viene resa evidente attraverso la celebrazione di un rito. Coloro che – uomini e donne – siano chiamati a questo servizio, dovranno essere caratterizzati da «profonda fede e maturità umana», partecipare alla vita della comunità cristiana, essere «capaci di accoglienza, generosità e vita di comunione fraterna», essere introdotti alla «formazione biblica, teologica, pastorale e pedagogica», aver già fatto esperienza di un previo servizio di catechesi.
La seconda parte del n. 8 – dopo la frase di istituzione – annuncia che in breve tempo la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti provvederà a pubblicare il Rito per l’istituzione del ministero laicale del catechista; mentre le Conferenze Episcopali vengono chiamate a stabilire l’iter formativo e i criteri normativi per potere accedere al ministero del catechista.
Proviamo a trarre delle considerazioni più generali. Pare che emergano due fattori decisivi dal motu proprio che stabilisce che il catechista sia un ministero istituito: uno riguarda il posto della catechesi nella vita della Chiesa, l’altro il ruolo del catechista nell’articolazione complessiva del popolo di Dio.
Sul primo punto, appare decisivo l’aggancio della catechesi di oggi con l’insegnamento svolto da alcuni credenti nella Chiesa degli origini, secondo la testimonianza neotestamentaria. Così facendo, il papa conferisce una posizione centrale alla catechesi, all’insegnamento, all’annuncio nella vita della Chiesa. In altri termini, la catechesi partecipa al compito che Gesù medesimo ha consegnato ai suoi discepoli di trasmettere a tutti i popoli e a tutti tempi i tesori incommensurabili del suo insegnamento. La catechesi, cioè, appartiene all’appello a trasmettere la Rivelazione di Cristo nel tempo e nel mondo. Lo farà con i metodi e lo stile che le sono propri, ma essa è parte di una dinamica più ampia e complessa.
Sul secondo punto, invece… Affermare che vi sono alcune persone nella comunità chiamate a svolgere un servizio che come tale è riconosciuto dalla Chiesa – dopo un periodo di formazione e secondo l’opera di discernimento del vescovo – significa che essere catechista è una modalità di servizio propria di alcuni credenti e corrisponde ad un determinato scopo. Ma rientra nella più generale valorizzazione della ministerialità laica; nel senso di una maggiore condivisione di aspetti essenziali della vita ecclesiale con coloro che vivono da battezzati nella comune vita secolare.