Un Progetto Italia per la «povertà educativa»

310 163 Antonio Lovascio
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download (3)di Antonio Lovascio · Che autunno sarà ? Ce lo stiamo ripetendo con ansia, senza ancora sapere come passeremo l’estate, non solo perché temiamo la “seconda ondata” del Coronavirus. A molti fa paura la “tensione sociale” – già si usa il termine “rabbia” – che sta montando nel Paese. Vorremmo spendere parole di conforto per chi ha avuto lutti, e di speranza per chi ha perso un lavoro o pensa di perderlo ( si stimano tra i 700 mila e il milione di posti, che non verranno recuperati prima del 2023); per i 7 milioni di cassintegrati che non riescono a riscuotere l’indennità nei tempi delle loro urgenti necessità; per imprenditori, commercianti e artigiani che stentano ad accedere ai bonus ed prestiti garantiti dallo Stato e non sanno se potranno continuare la loro attività. Per la Scuola sottoposta a un lungo blackout: insegnanti e studenti non sanno quando e in che modo partirà il nuovo anno scolastico. E l’elenco potrebbe continuare.

L’Europa, dopo le gaffe iniziali, finalmente s’è desta. Smentendo i sovranisti e il pessimismo non solo degli euroscettici, si propone come forza propulsiva dello sviluppo e sta predisponendo un Piano di aiuti per andare in soccorso ai Paesi più in crisi. Sappiamo quanto l’’Italia ne abbia bisogno, ma sarà capace di collocare nella giusta direzione le ingenti risorse promesse da Bruxelles e dalla Bce, con condizionalità legate a certe riforme non più rinviabili ? Per superare il flagello pandemico sull’economia serve un Progetto di lungo respiro, non si può più procedere esclusivamente con l’assistenzialismo anche se le famiglie e chi ha perso lavoro non vanno abbandonati. L’intervento dello Stato e l’erogazione di sussidi sono necessari, ma non possono che avere una durata limitata. Si tornerà a crescere, sostenendo il peso del debito pubblico, solo con finanziamenti finalizzati alla coesione sociale ed a creare un sistema più efficiente, che privilegino competenze, merito, ricerca, concorrenza, come è emerso in un confronto a più voci sul “Corriere della Sera” aperto e condotto con lungimiranza e spirito di solidarietà da Ferruccio de Bortoli. In concreto: si dovrà avere cura del “capitale umano”, investire soprattutto – oltre che su Sanità e rilancio dell’occupazione – su Scuola, Università e Tecnologia. Evitando che si ripeta il crollo del 20 per cento nelle immatricolazioni degli atenei del periodo recessivo 2008-2013. Consapevoli che l’esplodere di una “povertà educativa” (ne conviviamo da sempre!) per effetto di una profonda congiuntura, aumenta ancora di più le disuguaglianze. Allarga il solco già profondo che separa chi è all’interno, seppur indebolito, di un circuito economico081900509-0e54099c-800d-4733-a5a7-cb93c4e0665b e chi ne è stato espulso. Questa fascia sociale in difficoltà – che vive soprattutto nelle periferie e nei quartieri difficili – sarà costretta a privilegiare il sostentamento immediato e a penalizzare l’investimento in istruzione e formazione dei propri figli. E così, con un “capitale umano”ulteriormente indebolito, sarà ancora più arduo per l’intero Paese ritrovare la via dello sviluppo senza la quale l’enorme debito accumulato non sarà sostenibile. Ma soprattutto rischieremo di penalizzare, ancora una volta, una generazione di giovani che non ha peso politico, non protesta, pagherà le scelte di necessità delle famiglie meno abbienti e gli errori di padri e nonni.

Un Governo già fragile di suo (lo si è visto in certi decisioni confuse durante il lockdown e all’inizio della Fase 2) deve poter contare sulla lealtà dell’opposizione: questa adesso collabori, non è il tempo della propaganda e delle chiusure ideologiche. Un passo lo ha già fatto il patron di Fininvest e leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, rispondendo all’appello di Ferruccio de Bortoli, che ha invitato i maggiori imprenditori italiani a farsi promotori – superando però il mero concetto di mecenatismo – di una raccolta di fondi per finanziare un grande progetto, mobilitando family office per i quali l’Italia è un granello dei loro investimenti. Disposti anche ad autotassarsi se necessario. E offrire al Paese i mezzi necessari per una decisa lotta alla “povertà educativa”, il sostegno alla digitalizzazione scolastica, alla formazione in generale del capitale umano a supporto dell’istruzione pubblica – la cui centralità nessuno contesta – la crescita di una futura classe dirigente, pubblica e politica, di cui oggi scontiamo debolezze e incompetenze. “Guide” dotate di un’ampia cultura generale, che abbiano una visione complessiva della realtà italiana, la capacità di immaginare che tipo di società, di valori e di interessi si vuole incarnare. E’ la lezione che ci porta il Coronavirus e che dobbiamo raccogliere immediatamente, utilizzando al meglio le risorse che ci metterà a disposizione l’Europa. Convogliandole in un Progetto che ci trasformi in un Paese moderno, per giovani, sconfiggendo la burocrazia invasiva, facendo diventare l’Amministrazione pubblica alleata di imprese e cittadini. Ci vuole intanto un Patto tra Stato e privati all’insegna della competenza, per studiare una misura importante di supporto alla formazione, per unire esperienza e responsabilità, con creatività e coraggio.

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Antonio Lovascio

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